Più nero della notte – Alberto Minnella



Alberto Minnella
Più nero della notte
Frilli Editore
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Siracusa, 1965. Un’indagine del commissario Portanova

È stanco il commissario Paolo Portanuova. Stanco e solo. 

La cosa più dura da sopportare era il vuoto. Il vuoto è una cosa seria. Non esiste rimedio, oggetto che lo occupi, birra che lo riempia. Scava piano piano e si fa spazio. Diventa una gola, il pozzo dell’infelicità. Tu cammini e lui scava, scava. E senza che te ne sei reso conto è diventata una voragine, la bocca di Cariddi che t’inghiotte.”

Carla non c’è e il vuoto continua a scavare la sua presenza attorno al commissario. Siamo a Siracusa, fine giugno del 1965. Portanuova ha cinquantatré anni, è stato azzoppato da un proiettile che lo costringe a muoversi col bastone e annega la solitudine ubriacandosi, in profonda crisi con se stesso.

Avevo finalmente capito che non ero l’uomo integerrimo onesto e pacato che pensavo, ma all’occasione ero stato anche fallace e carico di rabbia.” 

E la rabbia se la porta dietro e la riversa su stesso, sui sottoposti, a cominciare dal brigadiere Melluzzo, e su chi invece di ammazzarlo lo ha lasciato zoppo.

Urlavo perché ero vivo.”

Per trovare un punto fermo alla sua esistenza, si convince a fare delle sedute col dott. Pulvirenti a Catania, uno psichiatra, dietro suggerimento del primario di Chirurgia dell’Umberto I di Siracusa, il dott. Rapisarda che, una volta curato il corpo del commissario, si era reso conto che ben altre ferite lo tormentavano. E proprio al dott. Pulvirenti il commissario, racconterà del caso che sta seguendo, ovvero l’omicidio di Enrico Mangiafico di 33 anni, ucciso a botte nel suo appartamento in via Torres. Sopra abita il padre. E tre uomini sono stati visti fuggire. Le indagini porteranno Portanuova a dimenticare i suoi guai e scavare nella personalità del morto ammazzato che “non si faceva scrupoli a fare anche minchiate pur di campare.”

L’uomo è stato abbandonato dalla moglie, Apolline Martin, francese, e doveva soldi a tanta gente. Nell’ultima settimana, però, una cospicua disponibilità di liquidità gli aveva permesso di saldare i debiti. Da dove arrivavano quei soldi?

Il commissario riflette e indaga.

Esistono di sbirri tre tipi: quelli che conducono le indagini in giro per la città; quelli che si barricano dietro la scrivania; e infine quelli come me che procedono senza metodo, a minchia avrebbe detto mio nonno.”

E indagando a modo suo, scoprirà il passato ambiguo di Mangiafico, le sue lettere scritte alla moglie. I suoi raggiri. E mentre rigurgiti fascisti nella sonnolenta Siracusa inneggiano al Duce con scritte che compaiono nottetempo, un’anziana che viveva da sola viene trovata casualmente morta in casa, asfissiata dal gas di una stufa difettosa. Sembra un incidente, ma l’anziana, tedesca di origine ebrea,  era l’unica che si era ostinata a non vendere la sua abitazione mentre tutt’attorno il boom edilizio vedeva nascere la nuova, luccicante Siracusa, costellata da palazzoni a dieci piani. E la notte più nera si allungherà nell’isolotto di Ortigia, simbolo e vanto della città di Archimede.

Scrittore/musicista nativo di Agrigento e cresciuto a Siracusa, Alberto Minnella dal 2013 ha pubblicato “Il gioco delle sette pietre”, “Una mala jurnata per Portanova” e  “Portanova e il cadavere del prete”, una serie edita dalla Fratelli Frilli Editori di Genova, casa editrice specializzata in gialli e noir di provincia, con protagonista il malinconico commissario Paolo Portanova, ambientata nella crepuscolare Siracusa degli anni Sessanta. Il compianto Andrea G. Pinketts, col suo solito stile irriverente del personaggio di Minnella, ha scritto: “I commissari del giallo italiano dovrebbero essere commissariati. Alcuni dovrebbero essere degradati. Altri, tra i quali il commissario Portanova, meriterebbero, dopo una attenta lettura, la promozione a vicequestore”.

Parlando di sé Minnella ricorda: “A dodici anni, dopo le classiche letture per piccini, imprudentemente lessi “Il nome della rosa”. L’esperienza fu traumatica e dovetti rileggerlo da grande per amarlo. Nell’adolescenza arrivò Georges Simenon, il giallo e tutto un mondo noir straordinario. Amo il mondo-romanzo e non potrei farne a meno. L’attività da scrittore è un incidente non programmato. Io ho dedicato tutti i miei anni alla musica e alla lettura. Da piccolo ero ovviamente già malato di gialli, ma dalla mega libreria di mio padre afferravo qualsiasi libro avessi a tiro e leggevo. Così mi è capitato di leggere Eco, Tomasi di Lampedusa, Verga, Edgar Wallace, Dickens, Sciascia, Pirandello. Da diversi anni ho dedicato tanto tempo anche allo studio della Narratologia e della Semiotica, insegnando negli ultimi anni anche scrittura creativa, ospitato nelle librerie di città.”

Con Bertoni editore ha pubblicato “L’amore è tutto qui”, anch’esso ambientato a Siracusa, un romanzo che prende spunto da un vero caso di cronaca nera avvenuto nel 2015.

Roberto Mistretta

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