Max e Pierrot sono amici. Quel tipo di legame che si crea quando si ha condiviso a lungo la cella di un carcere guardandosi le spalle a vicenda. Dato che i soldi facili guadagnati illegalmente tendono a cambiare di mano velocemente, decidono di investirne una buona parte acquistando un night club che funzionava anche troppo bene, prima che qualcuno decidesse di ammazzarne il proprietario.
Nemmeno il tempo di firmare la proposta di acquisto. Dapprima un avvertimento a desistere dall’affare con una telefonata ricevuta da entrambi. Una voce che conoscono ma che non riescono a collocare. Poi le minacce e subito dopo gli inviti scritti, a colpi di fucile. Max e Pierrot non solo non si fanno intimorire ma reagiscono con determinazione, soprattutto dopo che a rogito effettuato, si accorgono che qualcuno ha svaligiato la fornitissima cantina del locale che compensava parte dell’investimento.
A salvare l’economia dei due arriva una proposta dal Dabe e nessuno mai, si sognerebbe di rifiutare di lavorare con il re dei falsari.
A complicare le cose sarà quel qualcuno la cui voce non avevano riconosciuto.
Un bel libro della collana “Piccola Biblioteca del Crimine” della Fanucci Editore piacevole e pieno di ritmo. Albert Simonin lascia volutamente i personaggi piuttosto sfuocati stuzzicando l’immaginazione del lettore.
Traduzione dal francese di Maria Teresa De Feo.
