Vaka ha otto anni e sta aspettando nel cortile della scuola suo padre che deve venire a prenderla. L’uomo, però, è in ritardo e fuori si gela. La bambina non ha un telefono con cui chiamarlo e il ritardo sembra essersi fatto enorme, così si fida dell’amichetta sbagliata e la segue fino a casa sua dove, in un complesso di degrado e violenza, Vaka perde tragicamente la sua giovane vita. Passano dieci anni e nel cortile della stessa scuola viene dissotterrata una capsula del tempo, ovvero un contenitore in cui gli alunni che frequentavano quella scuola dieci anni prima avevano depositato le loro lettere dove immaginavano come sarebbe diventata l’Islanda nel 2016. Tutte lettere innocue e fantasiose tranne una che racconta di come sarebbero morte sei persone dieci anni dopo. Con tanto di iniziali delle future vittime di omicidio. A indagare viene inviato il detective Huldar che convince a farsi aiutare una sua ex fiamma, la psicologa infantile Freyja. I due, dato il loro passato e le implicazioni succedute ai fatti non dovrebbero neppure parlarsi, e invece mossi dall’amore per il proprio lavoro e dalla volontà di scoprire quanto ci sia di vero in quella lettera anonima trovata in mezzo alle altre, iniziano una indagine più personale che ufficiale, seguendo varie piste e vari indizi. Solo che l’assassino o gli assassini sembrano arrivare sempre prima di loro e alcune persone, le cui iniziali coincidono con quelle della lettera del 2006, vengono uccise.
Ma chi ha scritto quelle cose dieci anni prima e come si collega tutto questo con il brutale assassinio di Vaka?
L’Islanda di Yrsa Sigurdadottir è lontana anni luce dalla Scandinavia fascinosa dei fiordi o delle città turistiche. È una terra ostica, quasi abbandonata ai soli abitanti che ne devono affrontare il clima rigido e l’isolamento sociale. In questo scenario i sentimenti di odio e di vendetta non è sono mai fine a sé stessi ma sempre motivati da esistenze alla deriva che si nutrono di rancori e brutture, vite che agiscono per distruggere prima loro e poi gli altri. Il tempo della vendetta è un giallo nordico per le atmosfere che richiama e per la crudezza che racconta e per chi ama questo genere troverà molto per apprezzare Sigurdadottir che, tra l’altro, è bravissima a creare tensione fin dalla seconda pagina. Ma il romanzo dell’autrice islandese è anche un racconto sociale che insegna quanto sia complicato sopravvivere in condizioni estreme pur se in paesi piccoli e tradizionalmente considerati più che all’avanguardia. Invece, ne Il tempo della vendetta sembra che la stessa meravigliosa natura che si apre su spazi incontaminati generi essa stessi mostri. Bambini abbandonati alla brutalità degli adulti, ragazzi che non possono lasciarsi andare al futuro perché vittime di un passato e di un presente squallido e adulti che devono fare i conti con tutti i loro imperdonabili peccati.
Bravissima la Sigurdadottir a creare tutto questo e a renderlo vivo in pagine di grande pathos dove il suo stile asciutto e essenziale è un pregio in più che i lettori possono apprezzare e le descrizioni di una Islanda vera e realistica contribuiscono a fare la differenza.
Il tempo della vendetta
Antonia del Sambro