Inarrestabile – Lee Child



Lee Child
Inarrestabile
Longanesi
Compralo su Compralo su Amazon

Quando due anni fa venne pubblicato per la prima volta in America, di Fentanyl non se ne parlava ancora quanto oggi. Eppure il farmaco-droga aveva già distrutto molte esistenze. Intorno a quella che allora era un’emergenza quasi taciuta, Lee Child ha confezionato il ventiduesimo capitolo delle avventure di Jack Reacher.
In “Inarrestabile” l’ex militare, indagando sulla scomparsa di una ufficiale dell’esercito pluridecorata, finisce per imbattersi in un traffico di droga che dal Wisconsin lo porta prima in South Dakota e poi in Wyoming. Inarrestabile è la sete di verità di Reacher. Inarrestabile, come la tossicodipendenza dell’ex ufficiale Rose. E inarrestabile è anche la smania del lettore di conoscere, di sapere cosa accadrà, di capire dove Child lo porterà. Se al centro di un regolamento di conti tra spacciatori o nel mirino di qualche killer che lavora su commissione.
Impeccabile come sempre nel ricostruire sparatorie, agguati e altre scene d’azione e nel trasferirne su carta atmosfere e tensioni, l’autore si riconferma un tessitore particolarmente abile nell’intrecciare la rete di colpi di scena intorno a cui si sviluppa la narrazione. L’effetto è un crescendo adrenalico da cui è impossibile non lasciarsi catturare.
Ma è con il personaggio di Rose che Child, almeno in questo romanzo, dà il meglio di sé: esplorandone la complessità, indaga le ragioni che l’hanno portata ad estraniarsi dal resto del mondo e ad avvicinarsi alla tossicodipendenza. Non fa sconti. Non condanna, né giustifica. Per lei parlano le ferite fisiche che si è provocata in guerra: per quanto gravi, nulla al confronto di quelle psicologiche. Per lei parla un destino ingiusto e spietato, davanti al quale lamentarsi non ha senso, né serve. Per riuscire ad andare avanti, per ripartire, la soluzione è solo una: accettare, accettarsi.
Il punto di vista di Reacher è quello di Child: niente giudizi, né pregiudizi. Solo ascolto. Jack chiede ma non insiste: ne rispetta i silenzi, le non risposte. Si limita a raccoglierne gli stati d’animo. Quelli più cupi, frutto dello smisurato desiderio di una dose. E quelli più dolci, figli di una fragilità per troppo tempo trattenuta. Un personaggio che marca inesorabilmente questo ventiduesimo capitolo della saga: per il lettore che non conosce ancora Jack Reacher, l’inizio di una lunga amicizia; per chi invece ha già avuto modo di incontrarlo sul suo cammino, un ulteriore motivo per apprezzarlo.

Giulio Oliani

Potrebbero interessarti anche...