In questo nuovo libro di Maria Masella troviamo il commissario Mariani in congedo per malattia, dopo aver rischiato di morire nell’esondazione del fiume Cerusa. Questo periodo di forzata inattività lo rende nervoso e risente della freddezza nei suoi riguardi da parte della moglie Francesca. E’ molto brava l’autrice a raccontarci con pudore questa crisi coniugale, senza spiegarci da subito cosa turba Francesca e perché non vuole più dormire nello stesso letto del marito. Quando la madre del commissario gli chiede di aiutarlo in una questione delicata, Mariani è quasi contento di poter uscire dalle mura domestiche.
Accompagna così la madre Emma a Nizza Monferrato per parlare con Giuditta, la figlia di Noemi, una sua amica fino dai tempi della seconda guerra mondiale e deceduta qualche mese prima. Emma era una staffetta partigiana, mentre Noemi, essendo ebrea, viveva nascosta.
Prima di morire Noemi aveva raccontato a Emma come alcuni suoi parenti fossero stati individuati, grazie alla delazione di qualche spia, e poi deportati. Chi aveva denunciato i Pinto, si era poi appropriato della loro bella casa a Torino. Noemi era preoccupata che un erede dei Pinto potesse vendicarsi di quella famiglia.
E qui arriviamo al presente: sulle alture di Bolzaneto una donna e il suo bambino sono stati crudelmente uccisi, e la donna era discendente di quei delatori. In aggiunta a ciò, i due cadaveri sono stati messi in modo da fare defluire il loro sangue, come usano gli ebrei nella macellazione degli animali.
A questo punto il lettore comincia a interrogarsi: è giusta la vendetta, e dopo così tanti anni? E per di più su un bambino innocente? Sarà veramente collegato il duplice omicidio con quella storia antica di delazione, deportazione e morte?
Il commissario Mariani si fa affidare l’inchiesta e torna al lavoro: sente di dover risolvere il caso anche per accontentare la madre.
Riesce così a rintracciare l’erede della famiglia ebrea, e lo incontra. Questi è sfuggente e non l’aiuta nelle indagini.
Ma stanno veramente così le cose? O il movente dell’omicidio è da ricercare nel passato ambiguo della giovane donna uccisa? O forse il colpevole è il marito?
Maria Masella, come sempre, crea un dedalo di possibilità e di dubbi che devono sbrogliare il commissario Mariani e la sua valente squadra.
Ma l’autrice ha una straordinaria abilità nel tirare il coniglio fuori dal cilindro alla fine de “ Le ferite del passato “, e questa caratteristica mi piace, così come mi è piaciuto il girovagare del commissario Mariani nel Monferrato, terra che amo molto.
A ogni modo, i dubbi etici e filosofici che il romanzo suscita nel lettore, non scompaiono alla fine del libro, e sono materiale molto utile anche ai giorni nostri.
Mariani e le ferite del passato – Maria Masella
Raffaella Bianchi