Intervista a Mariano Sabatini- Ospite al Nebbiagialla dal 3 al 5 febbraio

thRiproponiamo l’intervista fatta a
Mariano Sabatini che sarà tra gli ospiti del Nebbiagialla Noir Festival dal 3 al 5 febbraio
Leggi il programma:
http://nebbiagialla.eu/

 

 

unnamed (1)La prima cosa che mi viene in mente dopo aver letto “L’inganno dell’ippocastano”  è che tu dimostri di avere una fantasia sfrenata: come ti è venuto in mente che al giorno d’oggi, in una città come Roma, possano esserci imprenditori corrotti, giochi di potere, scambi di favori per le elezioni a sindaco, collusioni con cosche mafiose e ramificazioni della corruzione e del clientelismo difficili da seguire tanto sono profonde?
La domanda è ovviamente ironica. Chiunque viva a Roma, per quanto onesto, ha respirato e respira questa contiguità con l’intrallazzo e la tendenza alla corruzione dei comportamenti e della morale che riguarda in maggior parte le classi alto borghesi. Ma un semplice cittadino, magari dell’estrema periferia, che non contribuisce anche solo alla corretta distribuzione dei rifiuti nei vari cassonetti a disposizione si può dire complice con gli operai e i dirigenti inadempienti della municipalizzata che dovrebbe tenere le strade della Capitale pulite e non lo fa. Questo tanto per fare un esempio. Roma è una città sudicia, materialmente e dal punto di vista simbolico. Con ciò, bontà sua, il mirabile Maurizio De Giovanni ha scritto sulla controcopertina che ho avuto doti di preveggenza, perché ho iniziato a scrivere L’inganno dell’ippocastano ben prima che scoppiassero gli scandali clamorosi di Mafia Capitale, come chi conosce i lunghi tempi editoriali che precedono la pubblicazione di un libro può ben intuire.

Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale? In effetti, ho cercato, ma questa frasetta nel libro non appare…
C’è una formula del genere nei ringraziamenti. Chiunque scriva romanzi lo fa per poter mentire spudoratamente e tanto meglio lo farà, tanto più sarà apprezzato e letto. Tuttavia, il punto di approdo deve essere una storia credibile, verosimile, plausibile. In questo caso come ho detto la realtà l’ho preceduta e superata, facendo morire dopo poche righe un aspirante sindaco in odore di ‘ndrangheta e malaffare. Se mi avessero detto che il romanzo sarebbe uscito in una Roma commissariata e in attesa di un nuovo sindaco, non ci avrei creduto.

Tu sei un giornalista e così anche il tuo personaggio principale: scelta obbligata?
Se mi chiedi se Malinverno mi assomiglia, ti dico: magari! Lui è uno che piace molto alle donne… io, se mi passi la battuta, non piaccio neppure a mia moglie. Almeno, non sempre. Malinverno piace alle donne e le donne gli piacciono, ma ha qualche problema con i sentimenti. Credo sia normale mettendosi a scrivere darsi dei puntelli, agganciarsi a quello che si conosce meglio. Dopo più di vent’anni di giornalismo posso dire di conoscere un po’ questo mestiere. Per il resto lui è un giornalista che fa molta vita di redazione, mentre io non sono mai stato assunto da un quotidiano. L’ho fatto a mia immagine e dissomiglianza.

Qual è oggi il ruolo dei giornalisti?
È o dovrebbe essere sempre quello, scegliere e dare le notizie. Fare interviste non compiacenti, come ha fatto Vespa con il figlio di Riina a Porta a porta, trasformando il “servizio pubblico” in servizietto in pubblico.

DSC_0010+E’ ancora possibile secondo te fare del giornalismo investigativo, delle inchieste scomode?
Eccome, se lo è. Nuzzi e Fittipaldi sono sottoposti a un indegno processo in Vaticano per averne portata a segno una esplosiva. Milena Gabanelli e Riccardo Iacona, per tornare alla Rai, fanno signore inchieste. Tanto di cappello a loro.

La lettura dell’Inganno dell’ippocastano è accompagnata qua e là da una colonna sonora di canzoni che sono ormai classici della musica, sapresti dirmi una canzone adatta a fare da sottofondo alla lettura del tuo libro?
Malinverno potrei dire che è un personaggio swing per l’atteggiamento con cui affronta la vita, ma ama soprattutto il jazz classico. Per cui, jazz classico sia.

Leggo che con il tuo protagonista condividi la passione per la cucina, che ingrediente deve avere un libro, come un buon piatto, per stuzzicare il lettore?
Se vogliamo rimanere al genere noir e alla metafora culinaria: sangue in dosi variabili, una spolverata di sesso, un pizzico di sentimento, acume q.b., generose cucchiaiate di ambientazione, personaggi ben montati a neve. In generale, un buon libro, di qualsiasi genere sia, deve voler bene al lettore portandolo via dalla vita monotona che ha. Deve cioè fare quello che spesso gli scrittori dimenticano di fare, ossia raccontare una storia piacevole, interessante, importante, coinvolgente.

Apparecchiami una tavola letteraria, suggerisci un menù di libri che possa stuzzicare tutti, il caffè lo offro io, forte e corretto, con “L’inganno dell’Ippocastano“.
Mangiamo italiano? Antipasto di Marco Vichi, Maurizio De Giovanni come primo, Elda Lanza come piatto forte, altro secondo di Valerio Varesi, assaggini di dolci vari: Elisabetta Bucciarelli, Lucia T. Ingrosso, Renato Olivieri, Fruttero&Lucentini. Dopodiché, un caffè ci sta tutto!

Questo è il tuo primo romanzo noir, cosa pensi del crescente successo del genere?
Penso che la gente intelligente sia stufa della cronacaccia nera usata in tv come voltapagina, tra un servizio di gossip e uno di cucina, mentre leggere romanzi neri è consolatorio perché nel 99,9% dei casi i colpevoli vengono ingabbiati o ridotti alla condizione di non più nuocere nel giro di trecento pagine e poche ore di lettura.

Ritieni che sia un modo di fare “denuncia”?
Il noir di qualsiasi paese è un magnifico rivelatore sociale, antropologico, culturale. Denuncia ma anche ritratto credibile di quanto accade.

Sei uno scrittore, un giornalista televisivo e un fruitore dei social network, ritieni siano tre tipi diversi di pubblico quelli con i quali entri in contatto? E quindi linguaggi diversi da usare?
Sono linguaggi interconnessi, se sai scrivere in genere riesci anche a parlare a braccio, perché sai organizzare improvvisandolo un canovaccio apprezzabile. Se sei un giornalista abituato a stare nei margini assegnati della pagina, conosci la sintesi necessaria ai sociale e intuisci cosa possa interessare chi ti segue.

Da lettore, cosa ami leggere?
Noir soprattutto, come naturale che sia, anche se ultimamente, dovendo scriverne, me ne tengo un po’ alla larga. Narrativa in gran parte e saggistica o varia, legate ai lavori che sto facendo o ai temi che mi interessano di più, in genere quelli di spettacolo e simili. I libri mi hanno salvato la vita, non si può scrivere senza aver letto migliaia di libri. Vivo circondato dai libri, rigorosamente di carta perché non so rassegnarmi all’immaterialità dell’ebook.

Maliverno è un personaggio che promette ancora molto, tornerà?
Lo spero davvero. Dipenderà da Salani e dai lettori. Io sto scrivendo il nuovo che lo vedrà ancora protagonista, sono a tre quarti diciamo. Stavolta, con il suo amico vicequestore Jacopo Guerci, darà la caccia a un serial killer. E poi comincerà a vivere qualche traversia sentimentale e affettiva. Dovrà imparare che non sempre la vita puoi ingannarla, a volte è lei che prende il sopravvento.

Grazie per la disponibilità a Mariano Sabatini e un arrivederci a presto a Malinverno!

La recensione di Milanonera
http://www.milanonera.com/linganno-dellippocastano-3/

Cristina Aicardi

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