Intervista a Roberto Perrone – La seconda vita di Annibale Canessa

51fPAEyoNaL._SY346_Dopo sport, viaggi e cucina come sei approdato al noir?
Questo in realtà era un vecchio progetto, avevo cominciato a scrivere questo romanzo nel 2000, contemporaneamente a Zamora che poi è diventato il mio primo romanzo e da lì ho preso un altra strada. Anche perché ho pensato: tutti scrivono noir, gialli, io voglio aspettare un po’. Poi, due anni fa ho deciso di riprendere quelle pagine e di completare la storia.

Annibale e Napoleone perché hai scelto due nomi così importanti e carichi di storia?
All’inizio il nome del protagonista era Sebastiano, poi l’ho utilizzato per un’altro romanzo (Occhi negli occhi) e quindi ho cercato un altro nome. Immaginando il padre generale e appassionato di storia militare Annibale e Napoleone calzavano perfettamente. Due grandi condottieri.
Perché scegli l’Italia degli anni 70?
Perché è un territorio inesplorato dal punto di vista del romanzo (ma anche del saggio, salvo qualche coraggioso). E’ un periodo cupo in cui molti, che adesso hanno cambiato vita e conto in banca, hanno detto e spesso fatto cose tremende e proprio per questo hanno fatto calare l’oblio su quel periodo. I ragazzi di oggi non sanno quasi nulla degli Anni di Piombo

Le due vite di Annibale prima e dopo il 1984.Il passato incombe sempre sulla sua vita?
Il passato è il movente. Questo io lo definisco un romanzo di movente. Secondo me questo paese, dal punto di vista dell’investigazione, non ha la cultura del movente. Prima si cerca il colpevole e poi gli si appioppa un movente. Qui chi sono i cattivi lo si capisce quasi subito, ma è il perché il vero motore del romanzo.

Duro ma dal cuore tenero.L’amore giocherà un ruolo determinante nelle scelte di Annibale?
Annibale è un uomo che non ha avuto una giovinezza, mentre i suoi coetanei vivevano la loro, lui dava la caccia ai terroristi. Ha dell’arretrato da recuperare, ma impara in fretta. L’amore è fondamentale, come il sesso, ma Annibale non fa sconti neanche ai sentimenti più forti se una cosa va fatta.

Cristina Marra

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