La felicità è un muscolo volontario



Rita Mogliasso
La felicità è un muscolo volontario
Salani
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Terzo romanzo di Rita Mogliasso dopo L’assassino qualcosa lascia e L’amore si nutre di amore. Crimini e ironia sono la specialità della scrittrice torinese che piace a Luciana Littizzetto, Margherita Oggero e a Elio. E infatti il suo La felicità è un muscolo volontario, leggero e provocatorio anche nel nome, invita tutti a non prendere le cose e se stessi troppo sul serio. I gustosi titoletti dei capitoli, il tono e i dialoghi della narrazione sono umoristicamente piacevoli e rilassanti, anche se l’autrice non risparmia al lettore un bel tuffo nel passato, che riporta la crudele durezza degli anni di piombo e ci fa un utile riepilogo degli avvenimenti dell’altro ieri. La sua storica eroina Barbara Gillo, la quarantina, commissario torinese provetto, che conduce le sue indagini e la sua vita con quella tipica “predisposizione piemontese al sacrificio” – sempre sfortunata negli affetti, il suo amore e collega Massimo Zuccalà, non si schioda da Palermo per Natale – si ritrova costretta a festeggiare la vigilia con Meri, sua sorella che non perde un colpo per tentare di accasarla, vorrebbe estorcerle i segreti del suo lavoro di polizia quasi si trattasse di gossip e le propina ricette di bellezza. Meri ha invitato alcune sue amiche, di nuovo single come lei, organizzando una serata con menu giapponese. Ma alle due del mattino, dopo tanto vino, tampura, sushi, champagne e tombole con sexy giocattoli in palio, al momento dei saluti la brutta sorpresa. Borse e pellicce si sono volatilizzati dalla camera della padrona di casa. Furto che la nostra brava commissario risolve brillantemente facendo finire al fresco i lavoranti del Fiore di Ciliegio, il catering che aveva preparato la cena. Sulla spinta emozionale della sorella e del bravo, fido e un po’ malizioso vicecommissario Peruzzi, che la vorrebbe felicemente accoppiata, compra il biglietto aereo per Palermo per vedere come si dice l’uomo in faccia. Ma no, mentre sta per partire, le arriva tra capo e collo l’assassinio della contessa Prunotti Mappei, stramba e straricca dama torinese con figlio cinquantenne viziato e figlia ex brigatista terrorista, ricercata da anni. E se non bastasse, quando decide di appoggiarsi un attimo su una panchina di Piazza Cavour per fare il punto su lavoro e vita, un cecchino le ammazza a fucilate la barbona seduta accanto a lei. Per la Gillo e Peretti, comincia la non facile caccia agli assassini. Ma in un turbinare di situazioni e personaggi incredibili, tanto finti da sembrare veri, con i loro difetti e limiti, ammorbiditi da una surreale poesia, con in vista la resa dei conti con l’insufficiente fidanzato Zuccalà (cognome che da solo vale una risata), Barbara Gillo riuscirà a sbrogliare i delitti e forse risolvere i suoi problemi personali. In guardia però, altri temporali lampeggiano all’orizzonte. Ma per sapere tutto, bisogna leggere!

patrizia debicke

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