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David Monteagudo e B. Arpaia
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GUANDA
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Una rimpatriata dopo venticinque anni per trascorrere il fine settimana in un rifugio in montagna a guardare le stelle, come da promessa fatta solennemente da un gruppo di amici, è l’inizio di un lungo incubo. Già fin dal primo incontro si ripropongono tra i componenti del gruppo i vecchi schemi di rapporto, mal mediati dalla mezza età e dalle frustrazioni inflitte a ciascuno dalla vita. Battute pungenti, vecchi rancori, acide considerazioni sugli obiettivi raggiunti nella sfera personale e del lavoro ed un cielo gravido di pioggia sono l’esordio infelice dell’avventura; ma soprattutto a creare disagio, è la non presenza di un componente della compagnia, soprannominato ” il Profeta “, vittima ai tempi di uno scherzo atroce per cui tutti si vergognano e si incolpano a vicenda e di cui non si saprà nulla se non che proprio da lui è venuta l’idea di ritrovarsi dopo così tanti anni. Comunque la sera stessa escono le stelle e tutto sembra tornare tranquillo. Ma è solo l’inizio dell’incubo. Il giorno dopo tutte le apparecchiature elettriche smettono di funzionare e uno del gruppo scompare. Tutti si muovono alla ricerca dell’amico sparito e dato che nemmeno le auto funzionano più, si dirigono a piedi verso la più vicina cittadina. Quello che li attende metterà a dura prova il loro raziocinio, risvegliando paure ancestrali. L’incubo prende forma in una natura diventata improvvisamente ostile, dove il genere umano è scomparso, gli animali a poco a poco si fanno aggressivi e le sparizioni nel gruppo si susseguono. Misteri inquietanti che i sopravvissuti vivono secondo le proprie personali angosce. E in questa atmosfera da fine del mondo, cercando di ricomporre rapporti personali e in marcia verso una cittadina/civiltà che non raggiungeranno mai, si compie il destino di ognuno. Un romanzo intrigante e perturbante, questo dell’ex operaio spagnolo David Monteaguto, teso fino all’ultima pagina dove si intravede, forse, uno spiraglio verso la rinascita.

MariaPia Larocchi

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