Vino e pesce da favola!
E Veit Heinichen regala sempre una certezza. Con i suoi romanzi è impossibile annoiarsi. Poi da bravo tedesco (ma triestinizzato), visto che con lui si potrebbe rimettere l’orologio, ogni due anni serve sul desco ai suoi lettori una nuova avventura del suo eroe, Proteo Laurenti, con il suo gradito corollario di vini bianchi, piattini prelibati e stavolta con un’ampia selezione di pesci di qualità e crostacei da far venire l’acquolina in bocca. E con la sua verve all’italiana trova modo ogni volta di cogliere nuove e particolari sfumature del suo protagonista.
Il vice questore Proteo Laurenti stavolta è costretto a lasciare la bella casa di Aurisina, le giornate settembrine al sole e mettere in gioco le meritate ferie appena cominciate per un’incredibile esplosione che ha sventrato la parete di un Magazzino al Porto Vecchio, il porto franco della meravigliosa Trieste. Il magazzino, affittato da una fantomatica società con sede in Montenegro, contiene dipinti accatastati, argenteria ecc. eccetera e, secondo il parere di Laura, moglie di Laurenti, socia di un’importante casa d’aste ed esperta del settore, un vero patrimonio in opere d’arte: tutta una serie di straordinarie tele antiche e moderne. E tra i dipinti si scoprirà che qualcosa manca all’appello. L’esplosione cela dunque un furto e la dinamica dell’esecuzione sembra portare inequivocabilmente la firma di Diego Colombo, un profugo argentino di lontane origini italiane, aureolato dalla fama di grande skipper perché aveva attraversato in barca a vela l’oceano Atlantico per evitare la Guerra delle Folkland e che, approdato a Trieste aveva trovato modo di far strada, dedicandosi al furto di opere d’arte e proseguendo la sua carriera di skipper, per trasportare denaro da esportare e merce proibita oltre frontiera e diventando famoso in città come un novello Robin Hood. Ma Diego Colombo è ufficialmente morto più di vent’anni prima nell’esplosione di uno yacht nel porto, lasciando vedova la bella e giovane moglie incinta.
Però, dopo l’esplosione del magazzino a Porto Vecchio, la stampa, la città e la procura sono convinti che Diego Colombo sia ancora vivo e si sia rimesso al lavoro. Una preda ambita per Laurenti che vent’anni prima, allora ispettore, era già sulle sue tracce. Anche perché un innocente è morto e se il dinamitardo ladro è proprio lui, Diego Colombo, pur colpito dalla sua diabolica abilità, deve fermarlo una volta per tutte. Ma cosa mai può spingere Diego, se è lui, a mettere in gioco, dopo così tanti anni, la sua beata clandestinità e la serenità di quanto resta della sua famiglia? La cupidigia, l’azzardo, la sfrontatezza? Oppure il desiderio di vendetta? L’ex maresciallo de Rosa, forse il suo peggior nemico, imperversa ancora in città, correndo a più di trenta all’ora con la sua carrozzina da invalidi dietro ai suoi loschi affari.
Il vice questore Laurenti deve aguzzare l’ingegno perché, per dare una risposta a tutte queste domande, bisogna scavare e non è facile anche nella potente cerchia della Trieste bene, legata a doppio filo in passato e forse ancora oggi fattiva complice di Diego Colombo. Tra strane case di riposo, esplosioni, opere d’arte da milionari e furti con scasso a ripetizione, certe tracce potrebbero portare, fra i quotidiani e i rotocalchi, nell’edicola della giornalaia, la bella e prosperosa Teresa Fonda, vedova di Colombo. Ma anche lei è sotto pressione. Cosa le fa paura?
Una specie di caccia a un fantasma, che ci porta nei meandri di una Trieste di tradizione e usi e costumi mitteleuropei e mediterranei allo stesso tempo. Nella fascinosa atmosfera di una città aristocratica, di matrice prettamente asburgica, ma con il cuore italiano, una città di confine, una nobile signora decaduta, che mira a risollevarsi, ma ancora troppo in balia di leggi e poteri incontrollabili.
Veit Heinichen sarà tra gli ospiti del Krimifestival di Roma
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