Il ladro di Tatuaggi è il seguito del best seller Il Tatuatore della scrittrice inglese Alison Belsham, seconda avventura dell’ispettore Francis Sullivan e della sua squadra.
Tutti gli elementi classici del thriller e della crime story sono qui riassunti: morti misteriose e con modalità estreme ad opera di un serial killer astuto e spietato, presunto colpevole specchietto per le allodole, indagine lunga e tormentata, poliziotto buono e poliziotto meno buono, atmosfere cupe e notturne, un gran finale nelle fogne e la scoperta del vero colpevole con colpo di scena finale.
La Belsham, ex sceneggiatrice, conosce a memoria la lezione e sciorina tutto il repertorio in souplesse.
Capitoli brevi, piccolo coup de théâtre nelle ultime righe di ciascuno, narrazione che scorre come un “freccia rossa” senza che si riesca a tirare il freno fino al gran finale pirotecnico.
Ad un lettore di thriller cosa si può offrire di più?
Forse un po’ di fantasia e … coraggio?
Per carità, nulla da dire sulla professionalità e le solide basi di narratrice della Balsham ma tutta l’operazione emana un aroma di pianificazione a tavolino che la dice lunga sul modo di scrivere di oggigiorno.
Scappa onestamente da ridere, una volta terminato il thriller, dare una scorsa alle paginette finali di ringraziamento: la Belsham omaggia mezzo Regno Unito, circa una trentina di soggetti, che bene o male l’hanno aiutata nella stesura.
Fra agenti letterari, club di lettori, editor, esperti di investigazioni, sembra davvero di trovarsi dinanzi ad una piccola manifattura del thriller.
La romantica visione dello scrittore maledetto che in solitudine scrive pagine terribili di tortura e alienazione lascia il posto alla signora fresca di parrucchiere che fra una omelette e un giro sulla cyclette scrive assistita da una bella squadra di tecnici ed esperti vari che le limano la trama, aggiungono un aggettivo, rivedono un sostantivo.
E’ la letteratura di oggi, bellezza.
Tornando con i piedi per terra, Il ladro di tatuaggi è un’opera che mantiene le promesse tenendo il lettore incollato alla pagina dall’inizio alla fine senza cali di tensione o momenti “morti” …
L’investigatore è ben caratterizzato così come il corollario di personaggi secondari ai quali l’autrice sa dare spessore e credibilità. Il gioco si regge sulle spalle di solidi mestieranti che conoscono quello che il pubblico cerca: efferatezza ma senza eccedere, intrecci amorosi, rapporti contrastati genitore/figlio. Tutto ciò contribuisce a rendere l’opera fruibile da teen agers, old agers, brokers, housewives e chi ne ha più ne metta.
Un prodotto che cerca di farsi più largo possibile su un mercato che comincia ad essere inflazionato e che va lentamente scadendo nella qualità.
Riuscirà Alison Belsham a non deludere la folta manovalanza messasi all’opera in questo nuovo progetto ancora una volta dedicato alla nobile arte del tatuaggio?
Al pubblico, come di consueto, il responso finale.