Una nuova avventura del commissario Norberto Melis, la tredicesima di questa piacevolissima serie. Ci troviamo d’estate ma siamo nel lontano 1989. Melis è stato da poco promosso vicequestore a Milano. In questa afosa cornice un pacco di cocaina viene lasciato in una zona di periferia. Se ne impossessa dapprima un rigattiere detto il “Cragna” ma viene ucciso. Dopo l’estate si aggiungono altri due morti in una villa del quartiere Maggiolina, il professore Bernardo Docci D’Orni e Mazzone. Quali legami invisibili collegano apprezzati borghesi alla degradata periferia. E quel Guadascione che doveva presentarsi ogni giorno in questura che fine ha fatto?
Melis trova, grazie alla sua intelligenza e al suo fino intuito i collegamenti. La sua indagine prosegue tra due piste, una legata al mondo della droga a cui si aggiungono emarginazione e il ruolo ambiguo di certi pusher. Un’altra relativa alla morte del professore in villa che ripercorre antiche strade e si intrufola dentro sette segrete che lanciano messaggi eruditi presi a prestito da libri colti.
Melis utilizza le passioni letterarie del professore morto e riprende Umberto Eco. Le passioni del professore ci portano indietro nel tempo scoprendo libri poco noti e rari, addirittura si intravede un Dante esoterico. A partire da questi elementi si dipana la trama, con soste piacevoli e impreviste sino all’esito conclusivo.
Hans Tuzzi si conferma nella sua verve creativa e con il suo consueto stile, evoca immagini antiche che a più suonano sconosciute. Lo stile è vivace e fa amare il commissario e chi gli ruota vicino. Da leggere; una piacevole sorpresa estiva.
Polvere d’agosto – Hans Tuzzi
Roberto Estavio