Dopo Uomini e cani e Ferro e fuoco è uscito, sempre edito da ISBN, La legge di Fonzi e, come per i precedenti, siamo di nuovo immersi nella Puglia più profonda e meno conosciuta.
Quanti sono a conoscenza, quanti sono entusiasti ed affascinati dalla Puglia che diviene, in particolare in estate, Salento.” La notte della Taranta “, la pizzica, le notti interminabili a tirare fino all’alba in giro per i vari paesini che si offrono, con una disponibilità genuina, ai tanti, forse troppi, vacanzieri. Il libro di Di Monopoli ci porta, invece, a conoscere quanto reale sia l’altra faccia della Puglia, quella sicuramente meno turistica ma non meno importante per capire la realtà di quella regione, poi non così distante da tante altre zone del sud d’Italia, e lo fa, come del resto nei suoi precedenti libri, anche con una ben riuscita commistione di lingua italiana e dialetto. In quasi 300 pagine, il sud devastato dalla mafia, in questo caso dalla Sacra Corona Unita data per sconfitta, e dalla politica affarista di chi, salvatosi dalla fine, almeno in quella zona, della sovrapposizione politica / criminalità organizzata, continua, ed anzi accentua il proprio strapotere perchè : “ …. il potere l’abbiamo arraffato quànnu ‘nci stava la mala e siamo riusciti a tenercelo stretto pure dopo, quando lo Stato s’è illuso di fare piazza pulita “.
Un paesino apparentemente tranquillo ma, invece, di apparente invenzione, dove, con in sottofondo il petrolchimico di Brindisi o il siderurgico di Taranto, la fa da padrone : il traffico dei rifiuti, gli intrallazzi, le zone sottoposte a vincolo ambientale ma di fatto sfruttate per il profitto dei soliti noti ( sia che appartengono alla politica locale o che ricoprano incarichi ecclesiastici ) ci rimanda prepotentemente a quanto riportano le cronache di questi giorni. In tutto questo, non poteva mancare, in una terra di emigrazione, anche la figura degli immigrati, assoldati a basso costo tra le fila della manovalanza, che da perdere non hanno altro che la propria vita.
Ma anche in terre di lotte contadine, ormai relegate a futura memoria, le nuove generazioni sono ammaliate dai simboli del nazifascismo, non tanto per scelte politicamente consapevoli, ma piuttosto in quanto l’assenza di riferimentiche approda ad una deriva senza sbocchi; la solitudine, violenta, di chi affronta le sfide imposte dagli avvenimenti, come se il tutto si svolgesse in un western; le figure femminili in risalto in una società del tutto ancora da considerarsi arcaica.
La trilogia sin qui prodotta da Di Monopoli, è da ritenersi di sicura efficacia ma non è detto che termini con La legge di Fonzi . L’esperimento è degno di poter essere continuato in futuro perchè ….” niente è come sembra, e nessuno è innocente”