La bambina delle rune, un fantasy, più leggenda medioevale che thriller storico, intreccia la Mort Bleu, la peste, con l’antico rito celtico della divinazione delle rune. Ma il romanzo di Karen Maitland ha il pregio di una ricostruzione ambientale accurata e ci introduce con sapienza nei borghi medioevali e nei costumi inglesi dell’epoca.
La narrazione prende inizio il giorno del solstizio d’estate del 1348, giorno della fiera di Kilmington, con il risveglio mattutino del protagonista e voce narrante Camelot, vecchio venditore ambulante di false reliquie, sfigurato da un’orrenda cicatrice che l’ha reso cieco da un occhio.
I sogni della notte gli hanno suscitato ricordi lontani e la nostalgia di una casa, a nord, in Scozia. Quel giorno invece, rischiarato da un pallido raggio di sole porterà il primo incontro con Narigorm, la bambina albina, l’indovina che sa leggere i segreti delle rune ma non tollera la menzogna e la ferale notizia che la peste ha raggiunto l’Inghilterra.
In fuga dal morbo che dilaga, una strana comitiva formata da Camelot come guida, due musici veneziani, Rodrigo e il suo allievo Jofre, Osmond e Adela, una giovane coppia in attesa di un figlio, e il mago Zophiel punterà verso nord. Alla partenza da Northhampton, prima tappa del viaggio, si uniranno a loro Narigorm, la bambina delle rune, Pleasance, una guaritrice, e Cygnus, il cantastorie.
Ma sulle loro tracce oltre alla peste, c’è qualcos’ altro.
Ogni notte l’ululato del lupo squarcia l’oscurità , disturbando il riposo fino a quando un membro della comitiva viene trovato morto impiccato a un albero. Il dubbio, la diffidenza s’insinuano. Ci saranno altro morti. Qual è la causa? Qualcosa di diverso, terribile minaccia le loro vite. Il segreto che ciascuno di loro nasconde dentro di sé? Difficile da capire dove la verità lascia il posto alla menzogna. Solo Narigorm e le sue rune sembrano conoscere la soluzione del mistero.