La prima edizione del Festival del Giallo città di Napoli raccontata da Laura Marinaro

«Una città dove la cultura è ovunque, dove ci sono registi immensi, attori immensi, scrittori importanti e da oggi anche un Festival del Giallo di tutto rilievo, non c’è un assessore alla cultura. Eppure sappiamo che con la cultura si può fare rete e si può fare economia». Si è lasciato andare a considerazioni “politiche” importanti Maurizio De Giovanni durante una delle serate organizzate all’Istituto Grenoble di Napoli da Ciro Sabatino e dalla Libreria Iocisto nell’ambito del primo festival del Giallo Città di Napoli. Un’occasione unica per ritrovarsi a parlare di libri e scrittura, ma anche di come si evolve e dove va il noir italiano. «Il giallo non è considerato dalla critica blasonata – ha proseguito De Giovanni – ma io dico che quello che piace è invece l’aria di famigliarità di noi giallisti, oltre che dei nostri personaggi. Io penso che le storie che noi narriamo andrebbero raccontate oralmente, perché già la scrittura media il linguaggio».  Gli ha fatto eco Carlo Lucarelli presente a tutte le serate e le giornate del Festival. «Io credo che scrivere un giallo sia questione di voce e quindi sì di racconto». I due grandi autori si sono poi confrontati in un dialogo molto divertente raccontando episodi e gag della loro vita di giallisti. Questo primo festival del Giallo di Napoli è stato davvero un successo perché non solo ha chiamato a raccolta gli scrittori della città partenopea che meglio la raccontano, ma perché ha posto le basi di qualcosa che l’anno prossimo si ripeterà ancora più in grande. Parola di Ciro Sabatino, anima di tutto il progetto e di Claudia Migliore presidente della Libreria e associazione Iocisto. E il festival è stato tanto altro. Non solo libri e scrittori che hanno fatto spettacolo, ma uno spumeggiante processo a Sherlock Holmes, nel quale il personaggio di Conan Doyle al quale è stata dedicata una spkendida mostra, è stato assolto dal giudice Giancarlo de Cataldo; e poi il gemellaggio con la Semana Negra di Gijon e i ragazzi di #momentoperfetto che hanno vivacizzato l’evento in tutte le giornate.
Uno spazio a parte, molto importante, lo hanno avuto le donne del giallo italiano. È nata nell’ambito del Festival la Rete delle CosyCrime capitanata da Barbara Perna, la vulcanica giudice napoletana, creatrice di Antonella Abbondante. «Fare rete per noi significa dare la dignità che meritano a tutte le signore del Giallo, in modo che veniamo considerate al pari dei nostri colleghi uomini in ogni ambito – ha spiegato – non per promuoverci con i nostri libri, ma per creare la cultura del giallo che è femminile in tutto se pensiamo ad Agatha Cristhie e Matilde Serao». Dalla prossima edizione dunque ogni donna del giallo porterà un’amica in modo da ampliare la rete.
Insomma un evento davvero unico, sostenuto dalla maestria di tanti volontari, che si preannuncia ancora più scoppiettante per l’anno prossimo. Sperando in un sostegno degli enti pubblici quest’anno assenti completamente.

«Non so se voglio più stare nella narrazione delle mie storie che fa la tv». lo ha ribadito Maurizio de Giovanni al Festival del Giallo di Napoli. Sul palco insieme a Franco Forte il direttore dei Gialli Mondadori, Giancarlo De Cataldo, Cristina Cassar Scalia e Mariolina Venezia, lo scrittore partenopeo ha spiegato quanto la tv possa tradire la storia e il personaggio che lo scrittore crea.
«Non posso negare che mi faccia piacere quando mi scambiano per un “bastardo” di Pizzofalcone in taxi – ha detto – ma io ora sto davvero facendo una riflessione sul futuro delle serie tv tratte dai miei libri; in molti non mi ci vedo più; non sopporto più quando uno sceneggiatore o un regista forza il personaggio o la situazione perché secondo lui non funziona e perché dovrebbe virare verso “don matteo”…non ci sto più». Di diversa opinione Giancarlio De Cataldo che in Romanzo Criminale, versione serie, è stato proprio lo sceneggiatore e quindi il creatore della narrazione anche in video e naturalmente di Mariolina Venezia che nasce come sceneggiatrice e che comprende bene, da studiosa, che il linguaggio televisivo debba per forza “tradire” la scrittura. «Vanina” a breve sarà una serie – assicura la Scalia – ed io per ora non ne posso essere che contenta». Insomma un dibattito da sempre aperto.

Laura Marinaro

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