La strana fine del venditore di case – Claudio Gavioli,



Claudio Gavioli
La strana fine del venditore di case
SEM
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Quando Claudio Gavioli, modenese e medico, ha scritto La strana fine del venditore di case (SEM, 2022), deve avere pensato principalmente due cose: non si finisce mai di conoscere l’essere umano e nella vita non vi sono certezze. 

Quando la vicenda ha inizio siamo a Modena e Max Foschini  si trova al cospetto del cadavere di Lorenzo, suo amico e socio dell’agenzia immobiliare che insieme hanno fondato. Una circostanza oltremodo tragica, dato che costui si è appena schiantato sul selciato, dopo aver compiuto un volo dal quinto piano. 

Per tutti si tratta di suicidio, anche perché Lorenzo ha lasciato un biglietto, inequivocabile, per quanto assurdo e lontano dal suo modo d’esprimersi. Ma non per Max, che gli ha sempre riconosciuto una grande voglia di vita. Sembra impossibile che quel socio così “farfallone”, donnaiolo incallito, si sia ucciso. Per cui, lui decide d’indagare. 

Ne scaturisce un’indagine goffa, portata avanti da un uomo comune. Ingenuo, anche se dotato di un grande senso dell’umorismo e dalla battuta esilarante. Che dovrà vedersela con faccende poco pulite, legate alla mafia immobiliare. E ancor di più passare fra questioni torbide, alimentate da legami insospettabili. Prostituzione, riciclaggio di denaro, poliziotti corrotti, sono solo alcuni dei punti. 

Sicuramente un tema che sta a cuore all’autore è la cura delle persone anziane. E Max ne sa qualcosa, perché ha una madre quasi novantenne, Mirella, che è lo spauracchio delle badanti. Tanto che si renderà necessario metterla in una casa di cura. E qui si leggono pagine toccanti, dove l’ironia che trabocca è solo un espediente, per poi sfociare in denuncia sociale. Perché mentre nella cultura orientale è un privilegio accudire gli anziani, noi, in Occidente, siamo soliti delegare. 

La vita di Max è incasinata, una parte predominante gioca il senso di colpa. Fatta di relazioni sbagliate, di rampolli che si materializzano e affetti non di sangue che però si fanno più forti. E in mezzo a tutta quella confusione, che nel romanzo crea un ottimo ritmo, egli saprà trovare la combinazione corretta per risolvere il mistero. Per eludere quel brutto senso di inautenticità. “Scopri che era tutto finzione, che andava in scena una commedia di cui eri inconsapevole attore.”

L’agente immobiliare Max Foschini, improvvisato detective, è uno di noi. Con le sue debolezze e i suoi fallimenti. Non si nasconde. E credo sia proprio questa facilità ad immedesimarsi nella sua persona, la chiave del successo di questo romanzo. Consigliato a chi desidera una lettura divertente, fatta di quotidianità. Non cose strabilianti, quindi, ma piccoli pezzi di genuina, umana miseria.

Cristina Biolcati

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