Le notti senza sonno – Gian Andrea Cerone



Gian Andrea Cerone
Le notti senza sonno
Guanda
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E’ l’alba del 21 febbraio 2020 quando l’ordinaria attività di tre netturbini viene squassata dal ritrovamento dei resti di un cadavere di una donna, i bulbi oculari e una mano, accompagnati dalla “firma” del killer (alcune margherite, un nastro blu e un magnete recante la lettera A). Siamo nei pressi di Cascina Bellaria: una trattoria solidale, un circolo ricreativo e un ostello.”Franco Cecchini. Precedenti interessanti, tante analogie. Bresso. Domani andiamo a trovarlo? Anzi, oggi.”: è con questa intuizione, digitata in una messaggio inviato dall’Ispettore Casalegno al Commissario Mandelli nel corso della prima di una serie di notti senza sonno, che apprendiamo che i nostri investigatori possiedono già una pista. Intuito, esperienza e capacità di scavare e indagare l’animo umano saranno gli ingredienti per giungere al risultato. E’ la mattina del 21 febbraio quando due killer entrano in casa di Pierluigi Panizza, notissimo gioielliere appartenente all’alta borghesia milanese, lo uccidono e successivamente svuotano il caveau della gioielleria in cui egli custodiva diamanti e altri preziosi per un valore di 88 milioni di euro. 
C’è da scoprire e bloccare prima che sia troppo tardi un serial killer che circuisce vigliaccamente le donne, le riduce in schiavitù e le fa a pezzi. 
C’è da sgominare una banda che ha ucciso un anziano gioielliere e successivamente ha compiuto una rapina da prima pagina.
C’è una banda internazionale che miete vittime, non solo tra gli innocenti. 
C’è una pandemia che si espande sottotraccia e che sta per chiudere in casa milioni di cittadini, mutando vita e abitudini per sempre.
C’è da fare bene e rapidamente. E c’è da portare avanti la propria quotidianità tra affetti, paure e speranze, ciascuno con la propria indole e la propria impronta.
C’è tutto questo e molto di più per gli inquirenti della Squadra Mobile, della Polizia Scientifica e dell’Unità Analisi Crimine Violento della Questura di Milano nella settimana dal 21 febbraio al 28 febbraio 2020. 
La storia si svolge nell’arco di otto giornate senza sosta, senza risposo e ad alto tasso adrenalinico. Suspence mozzafiato, ritmo vertiginoso e il senso di qualcosa di incombente sono le cifre dell’esordio in narrativa di Gian Andrea Cerone con “Le notti senza sonno” (Editore Guanda) che spingono il lettore all’aurora della pandemia, intrecciando un male in cui stava precipitando il mondo intero con un altro abisso, più crudele, che investe la parte più intima e irrecuperabile di alcuni uomini incapaci di metabolizzare vecchi traumi. Milano fa da teatro alternando giornate più assolate che grigie a notti nero pece: un’oscurità malvagia in cui a non dormire non sono solo i criminali ma anche chi gli dà la caccia. Miscelando sapientemente le classiche metodologie investigative alle più moderne tecnologie informatiche, non tralasciando il ricorso ai suggerimenti del vecchio boss della ‘ndrangheta, i nostri sapranno giungere ad una conclusione. Un epilogo che qui non desideriamo ovviamente svelare ma che ci sentiamo di definire il migliore possibile: non perfetto ma capace di ristabilire un equilibrio ponendo un argine al male, ricacciando la “notte” più in là. Un segno reso evidente dal tenore grafico della copertina di cui si segnala la bella illustrazione, di tratto artigianale, in cui, in una Milano addormentata nella coltre notturna, una luce dà evidenza di sè: forse un negozio svaligiato e chissà se un malintenzionato o un metronotte in avvicinamento. Piace pensare che ciò che conta sia che quella serranda possa essere sollevata da mani giuste  affinché la luce si spanda oltre ogni buio. La feroce malvagia non avrà vita semplice finché in giro ci saranno investigatori di spessore umano e di caratura morale come il Commissario Mandelli e la sua squadra e inquirenti come Arnaboldi (“gente che non guarda in faccia nessuno”, secondo il parere finale dell’Ispettore Casalegno).   Per Cerone – romanziere esordiente ma già in ottima confidenza con la materia della comunicazione – un libro ben orchestrato, una tensione narrativa che non conosce cedimenti, personaggi ben caratterizzati e luoghi ben descritti. Insomma, un esordio di assoluto pregio e con una sola auspicabile certezza: non può finire qui!  

Pier Livrieri

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