La tavola fiamminga

Dunque un antico quadro fiammingo del XV secolo e una frase enigmatica Quis necavit equitem?, ovvero Chi ha ucciso il cavaliere? a caratteri gotici venuta alla luce per mezzo di raggi infrarossi durante il restauro da parte di Julia. Il quadro ritrae una partita a scacchi (questo è anche il suo titolo) tra un cavaliere assassinato e il suo principe che, forse, è addirittura il mandante dellomicidio. La chiave del mistero sta nel ricostruire a ritroso, attraverso cioè una analisi retrospettiva, tutta la partita. E questo può essere fatto con laiuto dellesperto di scacchi e di matematica Munõz. Un personaggio singolare dallaspetto dimesso ( a Julia sembra un anonimo impiegato) che nutre una estrema fiducia nelle leggi della Logica (messe bene in rilievo da Carlo Toffalori nel suo Il matematico in giallo, Guanda 2008). E che tira fuori la frase, ormai diventata famosa, Io direi che, più che con larte della guerra, gli scacchi hanno a che fare con larte dellomicidio.
Il passato entra poi prepotentemente nel presente attraverso una serie di orrendi delitti che sembrano essere collegati a questo ritrovamento e coinvolgono la giovane Julia. E dal fatto che lassassino vuole continuare a giocare lantica partita. Una partita particolare in cui gli stessi personaggi diventano i pezzi degli scacchi.
Quis necavit equitem? ritorna più volte, direi rimbomba più volte, lungo tutto il romanzo anche quando non viene menzionata, per mantenere unatmosfera di mistero, coinvolgente e a tratti quasi gotica. Julia Era davvero intrigata dal quadro e dalliscrizione nascosta; ma non si trattava solo di questo. La cosa più sconcertante era che, allo stesso tempo, provava una strana apprensione. Come quando era piccola e in cima alle scale di casa doveva farsi forza per affacciare la testa dentro il solaio buio. Oppure Ma la paura che Julia aveva appena scoperto era diversa. Nuova, insolita, sconosciuta fino ad allora, maturata allombra del Male con la M maiuscola, iniziale di ciò che sta allorigine della sofferenza e del dolore. Infine Julia guardò innanzi a sé, continuando a camminare. Tutti i suoi muscoli lottavano contro la necessità imperiosa di mettersi a correre, come quando era piccola e attraversava landrone buio di casa sua, prima di salire dun balzo le scale e bussare alla porta.
La parte finale, quella dello smascheramento dellassassino, lascia un po a desiderare. Ma non si può avere tutto. Stile sicuro, deciso, ritmo serrato. Da vero scrittore.
Il New York Times lo giudicò alla sua uscita geniale, elegante, sofisticato. Io lo considero un buon libro. Buono davvero.
La tavola fiamminga- Prez Reverte - Saggiatore
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