La bambola cieca



giorgio scerbanenco
La bambola cieca
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Se la quadrilogia di Duca Lamberti ha già trovato a pieno titolo la sua collocazione nella storia del noir italiano, altre opere rimangono da scoprire e da apprezzare per il grande pubblico.

Il debutto noir di Scerbanenco, prolifico autore in vari generi letterari, rosa, fantascienza ecc.., avviene con Sei giorni di preavviso del 1940 , che presenta la straordinaria figura di Arthur Jelling, protagonista in altri quattro romanzi.

Arthur Jelling non è un poliziotto, ma un timido archivista della polizia di Boston che viene interpellato solo quando circostanze particolari come minacce, mancanza di indizi ed altro richiedono quella capacità di percezione del male che il personaggio sembra possedere, insieme ad una profonda conoscenza della natura umana nei suoi diversi rappresentanti e tipi.

La bambola cieca è il secondo romanzo del ciclo. Il miliardario Déravans , rimasto cieco in un incidente automobilistico, vuole riacquistare la vista con un particolare intervento che solo il Professor Linden ( e, forse, i suoi assistenti ) è in grado di fare. Il medico viene minacciato di morte se accetterà di operare questo paziente. La minaccia viene attuata prima di entrare nella sala operatoria. Anche altri due assistenti che si prestano successivamente ad eseguire l’operazione, convinti che la polizia possa proteggerli, vengono assassinati. Per rendere la vicenda più inquietante viene rinvenuta in sala operatoria una bambola priva di occhi, un oggetto che ben materializza la cifra di tutto il romanzo. Che cos’è che Déravans non deve vedere? Quale attimo o scena che ha visto nel passato non deve tornare alla sua memoria ? Jelling indaga con i suoi strumenti, fra i quali la già citata capacità, quasi al di fuori delle qualità umane, di percepire il sentore del male. Dopo essere uscito da un incontro dirà” Là, dietro le porte vi sono delle tigri in agguato, pronte a precipitarsi tra gli invitati ignari… Tigri enormi, feroci… qualche invitato sente uno strano odore, un odore di selvatico, di giungla; ecco, questo è l’odore che sento io….” E la tensione narrativa è assicurata. Con una logica ferrea, non immediatamente individuabile nell’uomo timido e comprensivo che appare, e con queste percezioni acute, Jelling condurrà l’indagine fino alla sua classica conclusione, l’individuazione dell’assassino e il disvelamento di tutta la vicenda.

Per uno smaliziato lettore di noir, reso edotto su tutte le tecnologie adatte a scoprire il colpevole e sui diversi ambienti che il noir offre con intrecci diversissimi ( ma in fondo il percorso è sempre il medesimo, qualcuno viene ucciso, lo si deve scoprire e catturare ), leggere La bambola cieca reca un piacere particolare. Perché l’indagine del protagonista si regge solo su due risorse investigative : la capacità di percepire impalpabili segni stridenti in persone o vicende e la logica dei fatti da seguire con coerenza e senza pregiudizi. E’ un piacere che assomiglia a quello del bere un bicchiere d’acqua fresca di sorgente dopo un pasto condito e piccante.

Silvia Torrealta

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