Stanno uccidendo i notai



remo bassetti
Stanno uccidendo i notai
cairo
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La parola d’ordine è «notaio». Si astenga chi non sia disposto a mettere in discussione, con ironia, l’immagine attuale, molto statica, di una categoria poco trattata dalla narrativa. Remo Bassetti, ça va sans dire, appartiene in prima persona al mondo del notariato. É anche giornalista e saggista. Fortuna vuole che sia disposto a prendersi in giro, a ridere del suo lavoro e delle idiosincrasie psicopatologiche a esso correlate.
Lorenzo Capasso, serio e stimato professionista di origini napoletane, è coinvolto giocoforza in un complicato susseguirsi di eventi sempre più cruenti. Ammazzano i notai come mosche e nessuno ne capisce il motivo. Nel frattempo in città c’è un congresso che richiama a Torino tutti i professionisti. Capasso deve anche fronteggiare le bizze di una moglie, anch’ella notaio, arrogante e fastidiosa.
Stanno uccidendo i notai, edito da Cairo, è un libro godibile ma non privo di difetti. Unisce satira e rigore noir grazie alla passione del novelliere che affronta il genere da appassionato. L’impianto è talvolta squilibrato: alla lunga è infatti difficile prendere sul serio la storia. Non è abbastanza ironica da far pendere l’ago della bilancia verso la commedia, né così cruda da potersi confrontare con le efferatezze del thriller moderno, che ci ha abituati a ben peggiori atrocità.
La scrittura di Bassetti gode di momenti irresistibili. In special modo quando affonda il coltello nell’animo tormentato del protagonista, insicuro e al tempo stesso egocentrico, dalla psiche traballante. Ne risulta un mondo surreale di dialetti e tradizioni, di pensieri rubati e velleità. A tratti il ritmo cala, sotto i colpi di alcune trovate al limite del ridicolo – il notaio ingaggiato dalla mala: un’idea che proprio non convince –, della farsa popolare, troppo in bilico tra ciarlataneria e veridicità.
Il romanzo si riprende nel finale con un bel colpo di teatro, sfruttando quella particolare chimica che, a sorpresa, si è andata formandosi tra i balzani protagonisti. Ci si rende conto, a lettura finita, che gli argomenti importanti erano presenti, ben celati dietro la pochade: la sicurezza nelle metropoli, l’avidità e il grigiore delle professioni blasonate, la necessità di regole per una società che sbanda. Una fiaba amara, ancorché macabra, che lascia il pubblico con un sorriso tirato, stressato. Un commiato consapevole, in grado di rileggere, in poche righe, qualche ingenuità di percorso.

matteo di giulio

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