Il seguito di Uccidi il Padre si apre con un attentato nella stazione di Roma Termini. Un unico scompartimento del Frecciarossa viene inondato dalla quantità giusta di gas per uccidere tutti i presenti. Colomba Caselli si ritrova per le mani un caso che scotta, dal sapore di un incubo moderno: un attacco jihadista. Le prime tracce la porteranno ad inimicarsi la comunità musulmana romana. Questo inasprirà i rapporti con i suoi superiori, già alquanto tesi, e quando si accorgerà che è tutto una montatura, sarà già troppo tardi: nessuno di loro vorrà più ascoltarla. Non le resterà che consegnare il distintivo e la pistola d’ordinanza e chiedere l’aiuto dell’unica persona che può aiutarla… Dante. I due seguiranno le piste dell’indagine appoggiandosi l’uno con l’altra, apportando nella squadra le proprie peculiarità: Dante la conoscenza della psiche umana, affinata dall’avventura del primo romanzo, e ragionamenti molto fini, che mettono radici in una cultura solida e ben articolata, e Colomba la sua propensione all’azione, il suo istinto da detective e la sua sensibilità.
Sensibilità che viene scossa più volte nelle indagini da gesti che scorrono sul sottile filo di ragnatela che divide il bene dal male. Non mancheranno occasioni di rimprovero tra i due, ma l’amicizia che li lega è forte, molto forte… forse troppo….
I personaggi, ben resi dalla penna di Dazieri, si muovono agevolmente nella chiassosa Berlino, tra le calli di una Venezia sorniona e umida, alcuni di loro vivono epiloghi di trame tessute nella Russia della Guerra Fredda, ormai consunte e sfilacciate dal tempo, ma tutt’altro che dimenticate. La storia attrae sapientemente, alternando accelerazioni e colpi di scena, a momenti di introspezione dei due personaggi principali e divertenti originalità di Dante (consiglio: nel caso lo incontriate non accettate uno dei suoi improbabili caffè…).
5 stelle.
L’angelo
Antonio Del Rosso