Ebbene sì, altre quasi ottocento pagine ma non ci aspettavamo niente di meno da Ken Follett, e lui ci regala un avventuroso prequel e un nuovo storico ed epico viaggio di dieci anni pieno di sorprese, avventura, coraggio, amore, odio e ambizione. Alla fine del 900, dunque siamo ancora nel basso medioevo, l’Inghilterra è minacciata dalle incursioni vichinghe dall’est e dalle incursioni gallesi dall’ovest. Si comincia dal giugno del 997 d.C. a Combe, sulle coste inglesi. Edgar, uno dei tre protagonisti della storia, un ragazzo, un volenteroso giovane carpentiere figlio di un abile costruttore di barche dal fisico massiccio ma la testa fina, è sicuro di aver trovato l’amore nell’infelice moglie di un altro uomo e sogna una nuova vita. Ma quasi all’alba del giorno della loro progettata fuga, un’improvvisa incursione vichinga distrugge crudelmente le sue speranze. Centinaia di guerrieri radono al suolo il villaggio, uccidono la sua amata, rapiscono le donne, razziano il bestiame e massacrano chiunque non sia riuscito a fuggire e si opponga loro, compreso suo padre . Di Combe industrioso piccolo centro marinaro messo a ferro e fuoco restano solo macerie. Le barche e il legname della famiglia di Edgar sono ridotti in cenere. La vita del popolo è grama, le terre sono di proprietà dei nobili che sfruttano a loro piacimento i contadini e gli affittuari. A Combe il vescovo Wynstan, fratello minore dell’aldermanno di Shiring Wilwulf, signore di una parte dell’Inghilterra occidentale, sostenuto dall’altro fratello Wiglem, tiene il potere in nome del primogenito e lo esercita con ferrea durezza. Unica alternativa per i pochi superstiti che non accettano il suo dictat è vendersi come schiavi. A Edgar e alla sua famiglia, la madre e due fratelli maggiori, non resta che partire e provare a ricominciare da capo, coltivando un’arida fattoria a circa due giorni di distanza a piedi nello scalcinato villaggio di Dreng’s Ferry, al di là del fiume. Ma tre sono i protagonisti e tre saranno i fil rouge che si intrecciano nella corposa trama di Fu sera e fu mattina. E infatti, mentre lasciamo Edgar e la sua famiglia spostarsi verso l’entroterra, l’azione si sposta a Cherbourg sulla costa della Normandia nell’ avito palazzo del signore ed entra in scena la seconda protagonista, Ragna, bella, colta e di alto lignaggio, la figlia del conte Hubert di Cherbourg. Lei, ormai ventenne, dovrebbe sposarsi, la sua mano è stata richiesta dal figlio del conte di Reims ma, nel frattempo, fiera e indipendente si dà da fare, fra cacce al cinghiale e impegni ufficiali nella vita di corte e in politica. Ospite del conte e in attesa di una nave per tornare in Inghilterra è il terzo protagonista, il bellissimo monaco Aldred, resposabile dell’armarios e della biblioteca dell’abbazia di Shiring, un monaco colto e idealista. Ma, proprio dopo la sua partenza , l’arrivo a Cherbourg di Wilwulf, l’aldermanno che governa parte dell’Inghilterra occidentale, in cerca di appoggio contro i vichinghi, stravolge i programmi matrimoniali dei genitori di Ragna per la figlia. Lei infatti perde la testa per l’inglese. E, innamorata cotta di lui, riuscirà a convincere suo padre, quando il fratello vescovo di Wilwulf tornerà a Cherbourg a domandarla in sposa, a concedergli la sua mano. Per raggiungere il futuro marito attraverserà il canale della Manica in tempesta e con un seguito di scudieri e dame, lasciandosi alle spalle gli agi, il sole e la civiltà , sbarcherà finalmente in Inghilterra. L’amore le farà sopportare tutto ma si accorgerà molto presto che lo stile di vita al quale era abituata in Normandia è molto diverso da quello degli inglesi. L’Inghilterra occidentale intorno al 1000 infatti era una terra perennemente in guerra con i vicini, una terra dove in molti luoghi il cristianesimo era solo un teorico rito, una barbara e arretrata società in cui vigevano ancora concubinaggio e poligamia, le donne erano considerate inferiori e difficilmente potevano avere beni o proprietà a loro nome. Insomma Ragna comincerà una nuova vita al fianco di un marito, molto diverso da quello che immaginava e sperava. Ecco dunque a voi i due primi protagonisti del più classico dei romanzi di avventura, in un continuo concatenarsi di colpi di scena ambientato negli anni più bui e turbolenti del Medioevo, in un paese dominato dalla miseria e dai capricci dei potenti, in cui la morale è solo un concetto astratto e il sesso diventa semplice merce di scambio. Un paese in cui si vive sotto continue minacce di violenza, Ragna si ritroverà lontana da casa sua e al centro di una spietata lotta per il potere con sullo sfondo la sbiadita figura di un sovrano che tenta di controllare i suoi sudditi. E mentre Edgar, il carpentiere, si adopera per creare e costruire, certo che saranno solo le idee e le azioni a determinare il suo destino, torna in scena il terzo protagonista, il monaco Aldred. Il monaco colto e idealista dell’Abbazia di Shiring che, esiliato per punizione a King’s Bridge, vorrebbe riscattarsi e trasformare il suo priorato in un centro di erudizione ammirato in tutta Europa. Le vite di questi indimenticabili personaggi si incrociano fino ad allearsi per il bene comune. Tutti e tre infatti a un certo punto saranno costretti a entrare per forza in conflitto con il vendicativo e spietato vescovo Wynstan che, con il supporto del perfido fratello minore Wigelm, non arretra davanti a nulla, neppure a derubare il suo sovrano per di aumentare la sua ricchezza e il suo potere. In un epico e caleidoscopio groviglio di ambizione, rivalità , morte e nascita, amore, odio, sangue e marciume, Ken Follett ci racconta un Medioevo di cui interpreta la violenza, la povertà e la spaventosa arretratezza di una società feudale impregnando la sua narrazione di torbido realismo. Intorno all’anno Mille, la vita media della gente toccava a fatica i quarant’anni. Fame e malattie flagellavano chiunque e la falce della morte era sempre pronta a colpire. Erano anni in cui sovrani, nobili e uomini di chiesa si facevano la loro legge e il trio di fratelli che amministrava Shiring e l’Inghilterra occidentale per conto del sovrano poteva compiere ogni genere di misfatti senza alcun timore. Una nuova saga, che racconta e mischia le storie e le vite di un gran numero di persone. Anche stavolta Follet dipinge infatti un vivido quadro di quella che era la quotidianità di un periodo storico poco noto, quello dell’Inghilterra pre-normanna . Un eccellente prequel, che non si conclude quando cominciano i “Pilastri della Terra”, ma poco più di cento anni prima e ne prepara abilmente le fondamenta. Ciò nondimeno a parte i riferimenti a Cherbourg e la Normandia, stavolta lo scenario del romanzo appare praticamente scollegato con il resto dell’Europa. Ma l’Inghilterra meridionale intorno al primo millennio era ben diversa da quella che sarà 140 anni dopo. Quando questo romanzo inizia, infatti Kingsbridge non esiste; non abbiamo ponti, né priorati, né mercati, né case delle corporazioni, né fiorenti punti di commercio. C’è una birreria decrepita, uno scalcinato traghetto e un piccolo monastero pieno di religiosi corrotti che si affaccia su una riva del fiume. Poi invece ma man mano che la storia va avanti, riusciamo a orientarci e a immaginare qualcosa del villaggio che abbiamo imparato a conoscere come Kingsbridge… Un bel romanzo, una bella saga che rappresenta un’eccezionale e coinvolgente finestra su un periodo storico quasi sconosciuto. E proprio per questo da leggere! Sappiamo che Follet ha immaginato Kingsbridge nel Wiltshire, più o meno dove si trova oggi Marlborough e che la descrizione della sua cattedrale gli è stata suggerita dalla possanza architettonica di quelle di Wells e Salisbury.
*Il primo segno di insediamento umano in quella che oggi è Marlborough è un tumulo funerario dell’età del bronzo nel terreno della scuola di Marlborough. Il tumulo è stato datato al carbonio intorno al 2.400 a.C., il che significa che è stato eretto più o meno nello stesso periodo del famoso tumulo conico di Silbury Hill, cinque miglia a ovest. Il tumulo è conosciuto localmente come Merlin’s Barrow dalla tradizione che segna il luogo di sepoltura del mago Merlin della leggenda arturiana. La stessa tradizione suggerisce che la città prende il nome da “Merlin’s Barrow”, anche se questo sembra molto improbabile. Il motto della città supporta questa tradizione nelle parole “Ubi nunc sapientis ossa Merlini”, che si traduce come “Dove sono ora le ossa del saggio Merlino?”. I romani stabilirono un accampamento che chiamarono Cunetio a Mildenhall, appena ad est dell’attuale città . Il più grande tesoro di monete romane mai trovato in Gran Bretagna è stato scoperto proprio là nel 1978. Nel tardo periodo sassone fu stabilito un insediamento in quello che oggi è The Green, a est di High Street. La vera trasformazione di Marlborough come importante insediamento avvenne dopo l’invasione normanna. Nel 1067 Guglielmo il Conquistatore costruì un castello, usando il Barrow di Merlino per erigere la sua fortificazione in legno. Guglielmo il conquistatore istituì qui una zecca reale. Le monete coniate qui mostrano il nome Maerlebi o Maerleber. Il castello fu ricostruito in pietra intorno al 1175. Più o meno nello stesso periodo, la chiesa di San Pietro fu costruita per servire la guarnigione del castello e l’insediamento urbano che fiorì là vicino.