L’artista dei veleni



Jonathan Moore
L’artista dei veleni
Newton Compton
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A un certo punto si rallenta e ci si impone di leggere con più calma e di far scorrere le pagine a un ritmo meno forsennato. O quantomeno ci si prova perché non è semplice estraniarsi dalla storia personale di Caleb Maddox, tossicologo esperto in ricerche sul dolore all’Università della California.
Sullo sfondo, una San Francisco immersa nella nebbia tratteggiata con splendida maestria da Jonathan Moore. Ci si sposta sui famosi saliscendi dal Golden Gate Bridge alle acque agitate di Sausalito e quella foschia sembra di respirarla insieme alla salsedine dell’oceano mentre il vento gelido di dicembre ti fa sprofondare sotto la trapunta.
Proprio in quelle acque grigie e in preda alle correnti, vengono ripescati i cadaveri di sette uomini, morti assassinati dopo lunghe e aberranti torture. C’è un omicida seriale che si aggira per le strade di San Francisco, un assassino che adesca le sue vittime nei locali notturni della città. La polizia brancola nel buio e forse anche il “…Capo Kennon, è il migliore che ci sia in città. Forse anche nello Stato. E’ in polizia da così tanto che ha visto di tutto, due volte…”, non sa che pesci pigliare.
E così Caleb Maddox viene chiamato in causa. Il suo amico di lunga data nonché medico legale Henry, gli chiede di aiutarlo per la risoluzione del caso. Perché le vittime hanno sofferto molto prima di morire e chi meglio di un esperto può scovare le tracce per trovare l’assassino?
Ma non c’è solo l’indagine ad occupare la scena. Caleb Maddox nel suo passato ha fatto i conti con un’infanzia difficile e traumatica e nel suo presente si è appena lasciato con la compagna Bridget. E così la sua vita procede tra l’abuso di alcool e i frequenti dormiveglia nei quali incappa.
Fino a quando trova lei, Emmeline “…Ne sentì il profumo prima di vederla, quell’aroma di fiori scuri…”, una femme fatale, una diva del cinema muto “…Aveva un’età indefinita tra i diciotto e i trentacinque anni, ma qualunque fosse non apparteneva a quell’anno, e nemmeno a quel secolo. Gli ricordava un quadro, anche se non riusciva a farsi venire in mente quale: forse uno che aveva sognato…”.
La loro sarà un’attrazione che non conoscerà limiti, al profumo di belladonna e al sapore di assenzio e che porterà Caleb Maddox ad indagare anche nel suo profondo, nelle sue esperienze passate, nei suoi incubi che alla fine diventeranno non solo reali ma cammineranno con lui (e con noi) lungo le pagine di questo splendido romanzo giallo.

Marco Zanoni

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