L’assassinio di Socrate. Due chiacchiere con Marcos Chicot

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In occasione nel Noir In Festival abbiamo avuto la gradita opportunità di incontare Marcos Chicot, autore de L’assassinio di Socrate

E’ senza dubbio la Storia, quella con la S maiuscola, la grande passione di Marcos Chicot, autore di “L’assassinio di Socrate” , non stupisce dunque che la cosa che gli fa più piacere sia: “Che sia stato adottato in alcune scuole. Si tratta di un modo per rendere evidente la Storia e di capirla”.

Il che accade soprattutto quando entrano in gioco altre passioni dello scrittore spagnolo, come la ceramica, a cui dedica ampi riferimenti. “Ad Atene era un settore molto importante, in quegli anni rappresentava il maggior elemento per le esportazioni e l’unica cosa che ci permette ancora oggi di vedere una rappresentazione visuale degli usi e dei costumi dell’epoca, dallo sport alla vita quotidiana. I dipinti sono scomparsi i vasi no”.

Per inserirla nel racconto Chicot l’ha legata ad alcuni dei personaggi principali. “Dare una spiegazione tecnica di come si fa la ceramica sarebbe stato noioso, invece inserendo tra i miei personaggi un ceramista e suo figlio, posso mettere in bocca a quest’ultimo delle domande, le curiosità di un bambino, perché un pezzo esce rosso dalla fornace, perché le figure sono nere. In questo modo la rappresentazione di una scena di vita quotidiana ci permette di imparare”.

Per ottenere questo risultato servono ricerca molto approfondite. “In questo momento sto lavorando a un romanzo su Platone, in un anno non ho ancora scritto una parola e non so ancora cosa succederà nella parte che è frutto della mia immaginazione. Prima devo ricostruire quel che è successo veramente, rievocare quella realtà nei minimi particolari, con molto rigore e scegliere gli elementi fondamentali per far si che il lettore posa immergersi in quel mondo, segnando il perimetro all’interno del quale inserisco la finzione”

Che è sempre subordinata alla realtà storica. “Non cambierei mai nulla di quanto è realmente accaduto per adattarlo alle necessità della finzione. A mio parere la funzione fondamentale de ‘L’assassinio di Socrate’ è farci imparare il più possibile sulla Grecia classica e su Socrate, naturalmente sempre cercando di intrattenere il lettore. Io voglio che i miei siano lettori con le occhiaie, di quelli che non riescono a smettere di leggere fino a che sono arrivati all’ultima pagina, ma voglio anche che abbiano ben chiara la differenza tra realtà e finzione”.

La ricostruzione del dualismo tra Sparta e Atene porta a inevitabili parallelismi con la situazione attuale “Molti lettori mi hanno detto che a volte non sapevano se stavano leggendo il mio romanzo o il giornale. Una delle meraviglie della Grecia classica è che lì nasce la democrazia, oltre a gran parte degli elementi su cui poggia la nostra civiltà, l’architettura, la scultura, la storia, la medicina. Il pensiero dell’epoca somiglia molto a quello attuale e anche in quella democrazia ci sono politici corrotti e i primi demagoghi. E oggi non c’è neppure un Socrate a indicarci la strada, per questo i suo insegnamenti sono anche più importanti di allora”.

Il personaggio principale del romanzo è Perseo, nato spartano ma cresciuto da un ateniese. “Che ci permette di vedere come gli uomini siano tutti uguali e a dividerli siano le idee. Per questo ho voluto far vedere che sia a Sparta che ad Atene ci sono uomini buoni e altri cattivi. Nascere in un posto piuttosto che in un altro non rende gli uomini diversi”.

A far la differenza sono i grandi pensatori. “Per definizione si tratta di figure imprevedibili ed è una fortuna, perché solo così possono mostrare la strada a un’umanità che ha limiti evidenti. Non c’è dubbio che di geni abbiamo sempre bisogno”.

Grazie a Marcos Chicot per la disponibilità
Qui la recensione  di Milanonera a L’assassinio di Socrate

Mauro Zola

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