Una cosa da nascondere – Elizabeth George



Elizabeth George
Una cosa da nascondere
Longanesi
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Teo Bontempi è una giovane poliziotta di Londra. L’indagine che sta seguendo riguarda pratiche di infibulazione nella comunità nigeriana. La ragazza si sente particolarmente coinvolta poiché anche lei è di origine nigeriana. Quando Teo viene uccisa con un colpo alla nuca, per i suoi colleghi è l’inizio di un lavoro complesso. Chi aveva interesse a far tacere la poliziotta? Si tratta di un dramma familiare oppure di una ritorsione per le sue indagini? La squadra formata da Thomas Lynley, Barbara Havers e Winston Nkata dovrà faticare non poco per riuscire a risolvere il caso e dare un volto e un movente all’assassino.

Il lungo romanzo ci trasporta tra le vie di Londra, alla ricerca di tessere dell’esistenza di Teo. Solo attraverso le sue scelte, le sue esperienze e il suo mondo gli investigatori potranno ricostruire quel che le è accaduto.

Il tema affrontato è duro e non è semplice da trattare. L’autrice lo fa attraverso la famiglia Bankole: Abeo un padre padrone, Monifa la moglie sottomessa, Tani il diciottenne ribelle e Simi una bimba di otto anni. Abeo decide tutto, vuole imporre a tutti la sua volontà. Monifa non può reagire e vive in uno stato quasi di schiavitù. Tani inizia a essere insofferente e la sua rabbia esplode quando il padre vorrebbe imporre a lui e alla sorellina un matrimonio combinato. Per la bambina oltretutto sarebbe necessaria l’infibulazione per mantenerla pura per il futuro marito. Questa è la miccia che scatena una serie di eventi che si sovrapporranno a quelli su cui sta indagando la squadra di poliziotti londinesi.

I diversi racconti della famiglia Bankole, delle indagini di Teo, del lavoro della fotografa Deborah e del centro di aiuto per donne nigeriane in difficoltà si riuniranno in un unico filone e ciascuno porterà il suo piccolo ma importante contributo alla verità. I colpi di scena non mancheranno sino alla fine, tanto più che i sospetti sono tanti, perché in tanti hanno un qualche interesse a depistare le indagini e a insabbiare scomode verità.

Il ritratto di Teo è quello di una donna coraggiosa che prima di morire assassinata stava cercando di fare il punto sulle proprie origini e su una storia con molti, troppi, lati dolorosi. Altrettanto complessa è la vicenda della famiglia Bankole stretta tra tradizioni ed emancipazione. Se la tradizione però sconfina in una violenza assurda nei confronti delle donne non è più accettabile e le donne protagoniste nel libro ne divengono lentamente consapevoli. Certo non è facile ribellarsi e uscire dal giogo di una famiglia che ritiene normale ciò che normale non è. Il cammino è purtroppo ancora lungo perché le donne riescano a far sentire la loro voce e a opporsi a pratiche barbare che ne minano la salute e l’indipendenza. E anche un libro può aiutare a riflettere e a cercare una via di uscita.

Cristina Bruno

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