Le ragioni dell’ombra – Paolo Lanzotti



Paolo Lanzotti
Le ragioni dell’ombra
Tre60
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Le ragioni dell’ombra. Venezia 1753. Un’indagine di Marco Leon, agente dell’Inquisizione di Stato
Siamo a Venezia, nel 1753. È la fine di Aprile, ma la primavera tarda ad arrivare e la Serenissima si crogiola nella sua lunga decadenza, quando una serie di omicidi scuote le alte cariche della città lagunare. 

Due nobilhomini sono stati uccisi, un terzo è scomparso e qualcuno ha sparato contro l’inquisitore Biagio Donà. Tutti fatti di una tale gravità che spingono quest’ultimo a convocare in tutta fretta sua eccellenza Alvise Benedetto Geminiani perché sguinzagli Marco Leon e i suoi compagni alla caccia dei colpevoli “… Due nobilhomini uccisi. Un terzo scomparso da giorni. Un grave attentato subìto da un membro autorevole dell’Inquisizione. Chi è l’inafferrabile assassino che sta turbando la quiete della nostra città?…”

Ha inizio così la seconda storia che vede come protagonisti gli “Angeli Neri”, un gruppo di agenti segreti che svolge le proprie indagini in parallelo a quelle degli organi ufficiali, che segue il primo romanzo della serie: “I guardiani della laguna”.

A dir la verità, per l’omicidio del nobilhomo Tazio Renier è stato arrestato Paoluccio Scarpa, il gondoliere de’ casa, ma Geminiani, Leon e gli altri Angeli, Lorenzo Viani e Gabriele Fabia, non credono alla sua colpevolezza.

La situazione si complica quando viene ritrovato il cadavere del nobilhomo scomparso, Sebastiano Selvo. Sono in molti a temere che sia in atto un colpo di stato da parte di potenze straniere che da tempo desiderano appropriarsi del territorio della Serenissima. A dare corpo a tali sospetti contribuiscono i titoli di una gazzetta locale e alcuni messaggi minacciosi trovati nelle parti più disparate della città.

Luciano Pasqui, in arte Duprè, titola la prima pagina del suo giornale: “Un’Ombra si aggira per le calli” e prosegue: Un destino maligno sembra essersi accanito sui nobilhomini di questa città nelle ultime settimane, accomunandone due in una macabra ventura. Nulla più della morte è cosa certa, nella vita umana. Ma la morte violenta, data da un uomo a un altro uomo, è la peggiore delle perversioni. Per questo motivo, dopo aver sollecitato gli organi competenti a rintracciare i colpevoli, assicuriamo i lettori che seguiremo le indagini personalmente, rendendo pubbliche le nostre scoperte.  

Sui foglietti sgrammaticati ritrovati in vari punti della città si legge: Nobbili afamatori vi uciderremo tutti. Vogiamo la libberta.

Marco Leon, il capo degli Angeli, non crede alla teoria del complotto. L’esperienza maturata nei lunghi anni in cui ha indagato su innumerevoli casi lo porta a supporre che gli omicidi di Renier e di Selva abbiano un comune movente. Accanto a ognuno dei due cadaveri, infatti, il medico militare incaricato di ispezionarli ha trovato la stoffa della vela di una nave con su scritto: “Nostra signora del mare”, il nome di un vascello scomparso molti anni prima insieme ai marinai e al suo carico. Come se tutto ciò non bastasse, tra le mani di Leon capita anche una riferita che accusa due dei tre nobilhomini uccisi: Rendo noto all’Ecc. tribunale che il nobile Sebastiano Ettore Selvo e il nobile Tazio Renier si sono macchiati di crimine gravissimo e scellerato, portando alla morte due anime pie. Nella sicura attesa della giustizia divina, prego questo tribunale di operare affinché i suddetti indegni vengano colpiti, come meritano, anche dalla giustizia eterna.

A scombinare ancora le carte, però, ci pensa qualcuno che, nella notte che precede la Sensa, la più importante festa religiosa della città, spara contro il bucintoro, la barca che avrebbe dovuto trasportare il doge. Quindi, se Marco Leon e i suoi Angeli pensano che dietro i delitti si celi qualcuno che intendeva vendicarsi di Renier e Selvo, il Donà e molti dei veneziani che contano sono convinti che l’Ombra che si aggira per le calli stia agendo in nome di una potenza straniera.

Ma quali sono le vere ragioni dell’Ombra? A dirla tutta, la faccenda è complicata e il lettore rimarrà a lungo con il fiato sospeso in attesa di una soluzione che alla fine arriverà.

Che dire? Oggi l’antica Repubblica di Venezia è tornata di moda nelle storie da raccontare e molti sono i romanzi ambientati in quel periodo. Ne ho letti molti, ma non tutti mi sono piaciuti. Il romanzo di Lanzotti, però, esce dagli stereotipi e l’autore riesce a ricostruire una Venezia decadente, ma vibrante e ricca di vita.

Da leggere se amate il giallo storico o il romanzo storico in generale.

Maria Cristina Grella

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