New York. La città più drammatica del mondo. Un cortocircuito permanente, che crepita e fa scintille in cielo tutta la notte. E’ unica, non esiste un altro posto così per vivere. E nemmeno per morire, immagino.
Diciamo che questo passo sintetizza tutto: il mood del libro, l’atmosfera, la tensione di una città noir per eccellenza ma nei cui confronti si può nutrire un amore viscerale e incondizionato, quasi accecati dalle sue luci e dalle migliaia di tasselli di solitudini che ne fanno il più grande agglomerato di storie che l’umanità potesse concepire. Perché New York è tutto questo e anche di più: è un blues caldo alternato a un jazz isterico, è un posto dove comunque ci vuole coraggio, sia per vivere che per ammazzare, è una sigaretta al veleno con cui ti giochi la vita in una notte qualsiasi.
Per festeggiare i cento anni della nascita di Woolrich, Francis M. Nevins ha raccolto quattordici racconti editi su riviste pulp (“Detective Fiction Weekly”, “Pocket Detective”, “Argosy”, “Dime Detective”, “Black Mask”, “Baffling Detective Stories”). I primi tredici furono pubblicati tra il 1936 e il 1943 mentre il quattordicesimo, New York Blues, che dà il titolo a questo volume, ha avuto una storia diversa. Uscì infatti postumo nel 1970 sulla “Ellery Queen’s Mystery Magazine” e fu con molta probabilità l’ultimo dei suoi racconti. Ed è davvero, come dice Nevins stesso, uno splendido epitaffio che racchiude in poche pagine tutti i motivi della fiction di Woolrich: virtuosismo stilistico, forza evocativa, dominio della solitudine, struggimento per amori impossibili, follia, disperazione e morte, ovvero tutti i colori del buio e tutte le ossessioni di Woolrich che nel tempo, grazie al cinema, diventarono anche opere di culto come “La finestra sul cortile”, “La sposa in nero”, “Martha”, “La mia droga si chiama Julie”, giusto per citarne alcuni.
“New York Blues” è arricchito da una postafazione di Goffredo Fofi. (gabriele lunati)
Cornell Woolrich – New York Bues – Feltrinelli GIUDIZIO: