Il tempo del giudizio -Daniela Piazza



Daniela Piazza
Il tempo del giudizio -Daniela Piazza
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Quanti antichi misteri  nascondono la Cappella Sistina? Costruita sulle vestigia della medievale  Cappella Magna, Cappela Domini Pape, probabilmente edificata da Innocenzo III. Un argomento ghiotto che ha stuzzicato la fantasia di Daniela Piazza suggerendole di scrivere Il tempo del giudizio.

Roma, 1473. Sisto IV nei  primi due anni del suo pontificato, ha progettato e messo in esecuzione uno smisurato  numero di interventi decorativi, ordinato restauri, nuove  edificazioni e necessarie demolizioni in vista del Giubileo voluto dal suo predecessore ma che potrà trasformarsi per i della Rovere in un’apoteosi familiare. L’ Urbe deve tornare allo splendore di un tempo.
Splendore  che pareva quasi fosse irrimediabilmente passato e che invece lui intende far rinascere e  rivivere. Un nuovo papa, una nuova corte arricchita dai membri della famiglia del novello pontefice, indispensabili  solidi puntelli e pilastri su cui appoggiare la sua  gloria a venire. 
Dopo le prime mosse diplomatiche verso le signorie, ha continuato la sua scalata al potere temporale, con l’ausilio dei nipoti, ben presto elevati alla porpora come Giuliano della Rovere e Pietro Riario. Oppure come Girolamo Riario, nominato comandante generale delle truppe della  chiesa e al quale ha comprato, a costo di inimicarsi i Medici, la città di Imola con la tacita approvazione di Galeazzo Maria Sforza. E non solo, perché il duca di Milano per mostrare la sua benevolenza ha anche concesso in moglie al nuovo signore di Imola Caterina, la figlia decenne legittimata, sua e della bella amante Lucrezia Landriani. Ciò nondimeno, benché  Girolamo avesse preteso di consumare subito quel matrimonio la piccola sposa resterà  a Milano fino ai tredici anni, allo scadere dell’età legale. Ma è a Roma che si conducono i grandi giochi e si coltivano alleanze.. La corte romana quattrocentesca non è certo esente da intrighi di potere, tra le mura dei palazzi si consumano fastosi e scandalosi convivi. Molti religiosi praticano impunemente e senza alcun pudore rapporti contro natura. Ma Roma, benché talvolta paia assomigliare a un nido di vipere velenose, dove tutto può trasformarsi in arma di ricatto e  niente sfugge a pericolose orecchie prezzolate,  resta ed è la capitale della chiesa. E un’ombra vigila, Moses, un giovane francescano protetto e devoto a Sua Santità che si è eletto a difensore della famiglia e veglia sui Riario. 

Una capitale che offre  grazioso ricetto a  principesse come Eleonora d’Aragona destinata a un grande matrimonio. Future spose che passano da Roma ricevute dall’incantevole  cardinale Pietro  Riario, i cui ricevimenti sono straordinariamente ambiti e raffinati.  Ma Papa Sisto IV,  ha un desiderio: per sua volontà un nuovo Tempio di Salomone dovrà essere edificato  nella Città Eterna. Una Santa Cappella destinata a  riportare la Chiesa di Roma all’antico splendore. Un progetto grandioso,  la  Cappella Sistina, edificata sulla Cappella Magna, una cappella con le stesse misure del Tempio di Gerusalemme. Secondo il Libro dei Re: sessanta cubiti di lunghezza, venti di larghezza, trenta di altezza. Un nuovo Tempio, per esaltare  la continuità tra la Legge consegnata da Dio a Mosè e quella rivelata da Cristo agli uomini, poi affidata a Pietro, a dimostrazione della supremazia della seconda sulla prima. Tutta la decorazione simbolizzerà questa idea. Diventerà  il Tempio cristiano per eccellenza, forse inferiore per lusso ma superiore per  volontà di fede! L’emblema terreno  del divino. 
Ma è mai possibile invece che contemporaneamente  qualcosa possa collegare il potere pontificio  alla serie di atroci omicidi, che uno dopo l’altro, senza una nesso plausibile ha cominciato a falciare vite umane e insanguina  la corte di Sisto IV? Possibile che nel fervore delle ricostruzioni che danno gran decoro a Roma ma  inevitabilmente ingorgano la città qualcuno, forse guidato da una mano nemica, abbia cominciato a uccidere freddamente, senza pietà? Cortigiani, valletti.  Certo è che  in un anno la falce della morte ha colpito anche nella famiglia del papa, suo nipote, l’amato, colto, bravo gentile diplomatico Pietro strappato ai vivi da un morbo implacabile e dopo di lui il suo paggio, Alessandro, stroncato da febbri senza riparo.
E neppure il trionfale avvento del Giubileo dell’anno 1475,  apportatore di indulgenza plenaria,  con l’affluire nell’Urbe di sovrani, signori e pellegrini di ogni dove, riesce a lenire la piaga del cuore di Sua Santità per la prematura morte del nipote. Neppure ora che a Roma è atteso anche l’arrivo di una regina che viene dall’Oriente, Carlotta di Lusignano, la spodestata regina di Cipro. Chiede protezione appoggio per riconquistare il suo regno… Le verranno concesse paterne benedizioni e il conforto di fra’ Moses come guida spirituale e terrena.
Ma per ottenere una sincera promessa di aiuto e riconquistare il suo diritto a regnare, dovrà rinunciare a qualcosa di veramente importante, addirittura di sacro,  le cui tracce si perdono nel tempo e nel mito: la misteriosa melagrana d’avorio che ornava lo scettro del Sommo Sacerdote che prima di fuggire ha nascosto a Rodi.

Ammaliato dall’idea  di mettere le mani sull’antica melagrana d’avorio, il sacro terminale  dello scettro di re Salomone un oggetto miracoloso e  sacra reliquia del Tempio, il Santo Padre da incarico a fra’ Moses, in cui ripone assoluta fiducia,  di imbarcarsi, accompagnare la regina raggiungere Rodi con lei e là, secondo le sue istruzioni  ricuperare  la preziosa reliquia nascosta nella tomba del figlio di Carlotta di Lusignano morto in fasce. Ma questo loro primo passo, pur con l’appoggio del Gran Maestro non andrà a buon fine. La melagrana d’avorio è scomparsa. Mentre la regina lascia Rodi per rifugiarsi al Cairo,  fra’ Moses,  proseguirà per  tanti anni nella sua ricerca che,  rivelandosi a ogni passo  sempre più difficile e pericolosa, lo condurrà lontanissimo da Roma, in una lunga e  vana  peregrinazione fino a  Cipro e poi Nicosia. E tuttavia superando scontri con ebrei, le terribili accuse e le torture  dell’inquisizione e poi  tempeste e mortali insidie  per cercare di assolvere al suo  compito dovrà  penetrare  persino dentro le mura di Otranto assediata dai Turchi. Al ritorno da questo lungo viaggio, fra’ Moses dovrà affrontare la dura  realtà che  con il tempo trascorso, sette anni ormai, la sua vita e lui stesso sono diversi, trasformati per sempre e scoprire che oltre i confini del bene e del male, non esistono limiti. Il male sa assumere tentatrici malie e perfide suggestioni.

Roma stessa  è cambiata, i contrasti, le battaglie e i tanti avvenimenti in atto stanno mutando il volto e le alleanze nella penisola. Mentre la cappella Sistina , il novello Tempio di Salomone, in un fervore di artistica e colorata operosità esibisce il suo nuovo fascinoso volto destinato a stupire la posterità, la Storia avanza seguendo il suo implacabile e immutabile corso. 

Daniela Piazza, laureata in Storia dell’Arte e diplomata al Conservatorio, lavora come insegnante a Savona. Per Rizzoli ha pubblicato il bestseller Il tempio della luce (2012), disponibile in BUR, L’enigma Michelangelo (2014) e La musica del male (2019).

Nota storica: La Cappella Sistina prende il nome da Papa Sisto IV della Rovere (pontefice dal 1471 al 1484) che fece ristrutturare l’antica Cappella Magna tra il 1477 e il 1480. La decorazione quattrocentesca fu eseguita da un’équipe di pittori costituita inizialmente da Pietro Perugino, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, coadiuvati dalle rispettive botteghe e da alcuni più stretti collaboratori tra i quali spiccano Biagio di Antonio, Bartolomeo della Gatta e Luca Signorelli. Sulla volta Pier Matteo d’Amelia dipinse un cielo stellato.
Nell’affresco: “La consegna delle chiavi a San Pietro” attribuito al Perugino, l’edificio  al centro in secondo piano, di forma ottagonale rappresenta l’espressione dell’ideale Rinascimentale del Tempio di Gerusalemme, fulcro della cristianità. Gli archi trionfali laterali, ispirati a quello di Costantino, rievocano il paganesimo pre-cristiano e all’interno di essi si leggono ancora bene le scritte in latino IMENSV[M] SALOMO[N] / TEMPLVM TV / HOC QVARTE / SACRASTI // SIXTE / OPIBVS / DISPAR RELIGIONE / PRIOR, che celebrano Sisto IV (1414-1484), il papa mecenate, per la commissione della cappella Sistina e lo paragonano a Salomone, costruttore del Tempio di Gerusalemme.

Patrizia Debicke

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