Le tartarughe tornano sempre



Enzo G. Napolillo
Le tartarughe tornano sempre
Feltrinelli
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Ci sono romanzi magici, altra definizione non trovo, di cui non conoscevi l’esistenza, né l’autore, che ti chiamano dagli scaffali della tua libreria (loro ti chiamano, perché il libraio ha riposto l’unica copia in costa, e nemmeno tra le novità…). Non puoi rifiutarti di acquistarli, sei costretto a seguire un grido, un’urgenza, anche se non sai esattamente da dove proviene. “Le tartarughe tornano sempre” (Feltrinelli, 2015) appartiene, almeno per quanto mi riguarda, a questa categoria. E’ la storia di Salvatore e Giulia, lui pescatore di Lampedusa, lei studentessa della “Milano bene”. Si conoscono sull’isola dove si ritrovano ogni anno, d’estate. Enzo G. Napolillo fonde magistralmente – eppure è soltanto alla sua seconda prova – due piani narrativi apparentemente lontani: l’intreccio amoroso e lo sbarco dei migranti. Salvatore e Giulia si lasciano e si riprendono, si aspettano, la loro relazione si lega in maniera inscindibile alla lotta per la vita dei rifugiati. E’ un romanzo che ha un’anima e dalla cui lettura scaturiscono sentimenti forti: d’altronde, cos’altro potrebbe capitarci a contatto con la disperazione? E’ un romanzo che si legge di pancia dove necessariamente, o sei un inetto, o prendi le parti, ti schieri: a me è venuto il magone più d’una volta (e mentre leggevo messaggiavo agli amici: correte a comprarlo!). Ma Napolillo scrive pure bene: A. De Carlo, se dovessi citare qualcuno. Nel giovane scrittore lombardo, però, c’è una maggiore freschezza di linguaggio e uno sguardo più attento alla realtà dei giorni nostri. Le vicende, drammaticamente attuali, dei migranti, sono ben documentate. E una volta che hai girato l’ultima pagina, fai fatica a dimenticare per alcuni giorni. Un’ultima annotazione: bello il titolo, bella la copertina e brava Feltrinelli: in un mese ha azzeccato due uscite, Missiroli e Napolillo.

Alessandro Garavaldi

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