Barbara Frale – La torre maledetta dei templari



Barbara Frale
Barbara Frale
Newton Compton
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Nuovo romanzo di Barbara Frale che poi è l’ideale seguito con molti dei personaggi già incontrati e un arricchimento della trama di I sotterranei Notre Dame. Ancora una volta la scrittrice traccia un colto affresco medievale con un’ottima ricostruzione ambientale, valorizzato dalle componenti esoteriche spirituali talvolta al limite dell’eresia che caratterizzavano la vita dell’epoca. Epoca che vide nel ruolo di principali antagonisti il re di Francia Filippo il Bello, ( prima di morire l’accusatore e carnefice dei Templari) e il pontefice romano Bonifacio VIII (della potente e antica stirpe dei Caetani). Ma passiamo subito a darvi qualche cenno sulla trama senza dire troppo, per non togliere al lettore la giusta curiosità di leggere il libro. Siamo a Parigi nell’inverno del 1302 in una Parigi ricca e gaudente popolata da potenti nobili, ricchissimi banchieri ma anche da tanti studenti che frequentano la sua prestigiosa università governata da Filippo IV detto il Bello, re di Francia. Un sovrano assoluto, sempre ieratico, gelido, ritroso, addirittura unto dal signore e che, proprio per questo, si considera il primo su tutti. Ma il re di Francia, l’uomo alla testa del più formidabile esercito del mondo cristiano, si trova in gravissime ambasce perché il suo regno, per colpa delle guerre intraprese e dell’esenzione dal pagamento di tasse delle grandi famiglie, è sull’orlo della bancarotta, strozzato da avidi banchieri. E lui, il sovrano, per fronteggiare la situazione è stato costretto a fare una scelta molto pericolosa che rischia di portarlo alla perdizione. Una scelta che potrebbe costargli la scomunica. Poi tra gli altri potenziali obiettivi per far cassa ci sarebbe anche quello di aggredire Firenze e impadronirsi delle sue riserve di fiorini d’oro oppure di accedere alle casse che contengono l’immensa fortuna aurea custodita dai Templari. All’interno della loro inaccessibile roccaforte parigina, infatti, i monaci custodiscono immani ricchezze, frutto di prestiti, depositi, conti segreti e magari qualcos’altro? Negli ultimi dieci anni l’Ordine dei Templari ha cambiato volto. Abbandonati i campi di battaglia dopo la caduta di Acri del 1291 quanto la città Santa di Gerusalemme e le terre d’Oriente sono passate in mano a Saladino segnando la fine del regno cristiano, il Gran Maestro, Jacques De Molay, ha trasferito il quartier generale a Cipro e la loro principale attività è diventata quella di banchieri e mediatori tra le grandi potenze. Ma pare che conservino gelosamente un segreto legato al Tempio di Salomone e alle leggendarie miniere d’oro di Ofir. E se è così, potrebbero mai condividerlo? E quel misterioso segreto potrebbe essere racchiuso nei segni impressi nel loro sigillo? Segni che forse solo il Catalano potrebbe essere in grado di interpretare. Quale è significato di quel sigillo, chiamato “Secretum Templi“, che rappresenta misteriosamente il corpo di un uomo con la testa di gallo e due serpenti al posto delle gambe?. Oro, politica e denaro. Intorno a questo gira la trama di La torre maledetta dei Templari. Filippo pare disposto a tutto pur di salvare il proprio regno e la Francia dal tracollo economico. Cosa mai nasconde il conio di una nuova moneta, chiamata “Agnel d’oro”? Una frode? Ma anche se così fosse, basterà? Potrà Filippo il Bello risolvere i suoi problemi finanziari e che ruolo avranno nella storia sua moglie, la rossa sovrana Giovanna di Navarra, il papa Bonifacio VIII, suo nipote Crescenzio Caetani, il baccelliere di medicina, il grande Dante Alighieri e l’alchimista Arnaldo da Villanova? In questo contesto infatti, Barbara Frale torna a inserire, come già aveva fatto nel I Sotterranei di Notre Dame, anche Dante e Arnaldo da Villanova, detto il Catalano. Dante si muove stavolta come emissario di Firenze presso lo Stato Pontificio per chiedere un appoggio e un sostegno da parte del Papa contro il Re di Francia che minaccia di colpire la Signoria per impossessarsi delle sue ricchezze. Sta per aprirsi un nuovo orizzonte di scontro in battaglia? Anche Arnaldo da Villanova che ha trovato rifugio a Roma dopo essere stato giudicato a Parigi, torna in scena. Medico e consigliere di Corte, allievo della grande scuola medica Salernitana, personaggio di spicco nei primi anni del XIV Secolo, prestò la sua scienza tra l’Aragona, la Francia, e Roma. Per alcuni suoi trattati che si scontravano con la dottrina teologica riconosciuta visse calunnie e momenti difficili e pericolosi. Fu accusato di eresia dall’Inquisizione che nei territori della Catalogna proibì la lettura dei suoi libri che spaziavano dall’alchimia alla medicina, dall’astrologia fino alla teologia. In uno di questi profetizzava, la venuta dell’Anticisto intorno alla metà del XIV Secolo… È un mulinare di alleanze, di giochi di potere e di contrasti molto complesso quello messo sul piatto da Barbara Frale in questo nuovo romanzo, ma che rispecchia la reale situazione politica di allora. Una trama movimentata, molto fitta e intricata, da far perdere “dantescamente” “la diritta via”. Ma alla fine… E no! Basta, dovete leggere! Ma naturalmente in una trama medioevale non può mancare un pizzico di alchimia, la scienza più amata e temuta dell’epoca. Arnaldo il Catalano era malvisto dalla Chiesa, ma tollerato perché spesso si rendeva indispensabile per la sua grande esperienza in metallurgia, medicina ed erboristeria. Lui e la sua cerchia operavano in un pericoloso ambito che si trovava in bilico tra il consentito e il proibito. Sempre in equilibrio sul filo di una lama e che poteva facilmente essere tacciato di stregoneria e far finire chi lo praticava sul rogo. Nelle pagine del suo romanzo Barbara Frale rivela la sua grande conoscenza di tutto il contesto politico, economico e sociale del tempo e di quelle che furono le ultime vicende dell’Ordine. Possibile che la torre dei Templari, sede dell’Ordine a Parigi nascondesse un segreto? Sarebbe probabile che, tagliando le varie fantasiose speculazioni sul Santo Graal o magiche formule al limite del diabolico, l’Ordine abbia avuto accesso a nozioni e conoscenze provenienti, da lontane culture. Senza considerare le grandi ricchezze che potevano avere accumulato nel corso dei loro quasi duecento anni di storia. Ma qui si impone anche una precisazione sui due forse principali personaggi e sicuramente contendenti del romanzo. Per chi non sapesse di Filippo IV precisiamo che dobbiamo al “santo” nonno del monarca francese, Luigi IX, sì alcune vittoriose (?) crociate in Terrasanta ma anche quella esecrabile contro gli albigesi (i catari), che assunse la forma di un vero e proprio genocidio. Poi, sempre per amor della precisione, Filippo IV il bello era soprannominato sia dai suoi nemici che dai suoi ammiratori il “re di marmo” o “re di ferro”, per la sua inflessibile e dura personalità. Il suo regno, da molti storici considerato di rottura, sollevò molte polemiche. Uno dei suoi più accaniti oppositori, Bernard Saisset vescovo di Pamiers, diceva di lui: “Il nostro re è come il gufo reale, il più bello degli uccelli, ma statico e che conta poco; è l’uomo più bello del mondo, ma sa solo guardare la gente senza aprire bocca. Vero, non vero? Mah certo, anche se non apriva bocca, pensava sicuramente ai suoi interessi e soprattutto a far cassa in tutti i modi perché non si peritò di sterminare tutti i Templari per impadronirsi dei loro favolosi beni. Suo antagonista, come detto sopra, Bonifacio VIII, fu uno dei pontefici più controversi e discussi del medioevo. Papa dal 1295, non risulta che abbia fatto uccidere il suo predecessore Celestino V, che aveva facilmente indotto alle dimissioni, ma non badò a mezzi per farsi largo tra i rivali romani ed eliminare i nemici (i Colonna) che congiuravano contro di lui. Vissuto in un periodo storico di forte transizione in cui gli stati europei si stavano evolvendo da monarchie feudali a stati nazionali e diventavano sempre più indipendenti dal potere temporale della chiesa, Bonifacio tentò con forza di opporsi a tali mutamenti, cercando al contempo di ristabilire il primato papale, ma non ebbe mai la strada in discesa con Filippo IV che lo sfidò in diverse occasioni anche a rischio di farsi scomunicare. Ma il suo piano di affermazione teocratica era ormai anacronistico e nonostante la mossa felice dell’istituzione (1300) del giubileo, breve ma felice parentesi di pace, che gli permise di rimpinguare le finanze pontificie, la sua successiva condotta politica (intervento nella vita di Firenze, ecc.) mostrò la debolezza della sua posizione e l’offesa di Anagni, che segnò il culmine del conflitto con Filippo il Bello, concluse drammaticamente la sua vita.
Barbara Frale è una storica del Medioevo nota in tutto il mondo per le sue ricerche sui Templari. Autrice di varie monografie, ha partecipato a trasmissioni televisive e documentari storici. Ha curato la consulenza storica per la serie I Medici. Masters of Florence in onda sulla RAI ed è autrice, insieme a Franco Cardini, del saggio La Congiura, sui Pazzi. La Newton Compton ha pubblicato con successo I sotterranei di Notre-Dame, In nome dei Medici. Il romanzo di Lorenzo il Magnifico, Cospirazione Medici, La torre maledetta dei templari e il saggio I grandi imperi del Medioevo.

Patrizia Debicke

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