L’iniziazione



Evie Hunter
L’iniziazione
Newton Compton
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Partiamo da un presupposto: le 150 sfumature, rosse, grigie e nere hanno ucciso l’erotismo. Senza preliminari o corollari di giochi. Niente a che vedere con le perversioni del Divino Marchese. Nulla a che spartire con la sensualità di Radiguet e nemmeno una minima ombra dei giochi di sguardi (e non solo) che incorrevano tra Humbert e il fuoco dei suoi lombi. Niente di niente. Oltre mille pagine di “mutandine bagnate” e mugugnii rochi. Almeno, c’era una trama. Ma, chi credeva che il fondo fosse stato toccato, si sbagliava di grosso. L’apice è arrivato in un secondo momento, con gli emuli, la progenie e i parenti poveri della James: cugini del piacere e nipotini multiorgasmici, incapaci di farli provare, attraverso le loro parole, alle lettrici. Alla schiera di questi tristi epigoni appartiene “L’iniziazione”, fresco di stampa per Newton Compton, dalla trama surreale. Una reporter incontra un noto autore di Hollywood. I due viaggiano su un aereo privato che dall’Honduras dovrà riportarli a New York. Ma a causa di un brutto guasto l’apparecchio è costretto ad un atterraggio d’emergenza e i due così si ritrovano in un posto remoto, nel cuore della foresta pluviale. Isolati e provati, Jack e Abbie stanno vicini per difendersi meglio e cominciano a conoscersi: la giornalista scopre che dietro all’affascinante divo si nasconde il “lupo mannaro” ma tra i due scoppia una passione violenta e irrefrenabile. Il loro incontro è fatale: una volta tornati a casa, la vita di Jack e Abbie non sarà mai più la stessa. Lascio al lettore l’intuizione di capire cosa comincia da questo punto in poi: la stesura di un contratto Dom-Sub, una gita in elicottero, una cena guarnita da palline della Gheisha e una stanza dei giochi, con una collezione di fruste e panche. Ma non è un imbarazzante deja vu? Il detto “chi ben inizia è a metà dell’opera” non funziona con questo romanzo. Meglio non iniziare…l’iniziazione.

Bea Buozzi

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