Storia di un corpo



Daniel Pennac
Storia di un corpo
Feltrinelli
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Marsiglia, Parigi, Mérac. 1923-2010. Una nota personalità francese, taciturna, ironica, diritta come un fuso, molto ben reputata in patria e all’estero, prima di morire, consegna alla 57enne amata figlia artista (scultura, pittura) una pila di quaderni, dicendo che può fare quel che vuole dei suoi appunti (tenuti all’insaputa di tutti) senza però svelare l’identità dell’anonimo autore. Ecco l’ultima pubblicazione di Daniel Pennac (“Storia di un corpo”, Feltrinelli 2012, pag. 343 euro 18; orig. 2012, trad. Yasmina Melaouah), un diario di carne e ossa tenuto già dal 1936, dal 12esimo all’88esimo e ultimo anno di vita, sui rapporti che il corpo stabilisce con la propria mente: ogni volta che il fisico si è manifestato in testa si trovano tracce, riassunte alla fine anche in un accurato indice analitico, da “abbigliamento, acufeni” a “volto, vomitare”. Inizia con paura e urla da lupetto degli scout, ancora incapace di proteggere il corpo dagli assalti dell’immaginazione e l’immaginazione dalle manifestazioni intempestive del corpo (per quello ha deciso di memorizzare corporalità). Finisce con l’agonia. In mezzo, di tutto, con frequenti vuoti e silenzi. Come contorno i genitori (l’amato padre e la meno amata madre) e Violette, il collegio e la Resistenza, la tardiva iniziazione (canadese) sessuale e gli amori fino alla donna della vita (Mona), i due figli, la carriera e il ’68, il primo nipote (omosessuale e prematuramente scomparso) e le successive gemelle, i pronipoti, gli amici. I sensi, il cibo, Mahler, Venezia, libri, film, barzellette, giochi, note per la figlia. Si comincia sorpresi, si finisce estasiati!

valerio calzolaio

valerio calzolaio

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