Le indagini del commissario Berté
Questo è l’undicesimo caso del commissario Bertè creato dalle due sorelle scrittrici Elena e Michela Martignoni, milanesi ma profonde conoscitrici e frequentatrici della Liguria. Infatti il commissario Gigì Bertè è titolare del commissariato di Lungariva, città immaginaria, ma facilmente situabile in Liguria.
Tuttavia in questo caso, che è la continuazione del precedente romanzo Il caso Mariuz, il commissario Bertè compare solo alla fine, i fatti narrati risalgono a vent’anni prima quando il marito e la sorella di Lucia Mariuz vengono assassinati e la donna condannata per il duplice omicidio. Il poliziotto che indaga con diligenza e caparbietà è l’ispettore Bertè, padre del commissario e testardo membro della squadra omicidi della questura milanese.Â
Il panorama dei personaggi è variegato, si va dagli appartenenti alla famiglia malavitosa dei Rizzo con contorno di scagnozzi e guardaspalle a una serie di donne desiderose di accaparrarsi un ‘posto al sole’ nella Milano luccicante di fine millennio. Poi naturalmente c’è l’ispettore Bertè, sua moglie e il giovane Gigi, all’epoca studente universitario.
Il racconto segue una linea non tradizionale, ogni avvenimento viene presentato dal punto di vista dei vari personaggi che l’hanno vissuto e il lettore viene accompagnato nella stanza del duplice omicidio come un testimone muto e impotente che vede tutto, ma non può intervenire.
Questo modo di raccontare non danneggia la tensione narrativa, anzi le dà più forza: all’inizio il lettore si chiede il perché delle vicende narrate e improvvisamente esse divengono chiare e lui vorrebbe avvertire la povera Lucia, ma può solo assistere non visto al di là della pagina.
Le sorelle Martignoni sono brave a creare l’atmosfera noir milanese che tanto ricorda Giorgio Scerbanenco, i locali alla moda, le prostitute di alto bordo, il racket, ma anche l’onestà e la rettitudine di un poliziotto e l’affetto che regna nella sua famiglia in contrasto con i rapporti distrutti per disamore e vanità .Â
Alla fine sarà proprio il commissario Bertè a sciogliere tutti i nodi vent’anni dopo i fatti, a chiarire vicende che apparivano chiare ma non lo erano e a riparare almeno in parte i torti subiti.