L’ultima intervista è la nuova fatica letteraria dello scrittore e blogger emiliano Paolo Panzacchi, già noto ai lettori per il romanzo Dreamin’ Vicious.
Panzacchi racconta di tre vite sbagliate e molto border line: Guglielmo, il protagonista principale, scrittore affermato e dedito agli eccessi, affiancato da Alba, medico a Londra, ed Elena, avvocato a Parigi.
Tutti i personaggi erano già presenti nel precedente romanzo Dreamin’ Vicious e ancora una volta le loro esistenze si uniscono, si scontrano e si separano, ma un fil rouge le accomuna: la tendenza all’autodistruzione. Questo percorso è agevolato, passo dopo passo, dal quarto protagonista, Cat, un protagonista immateriale, che rappresenta appunto il vizio e la dissoluzione. Panzacchi, però, rappresenta Cat come una persona reale (idea originale e intrigante), che pensa ed agisce, interagendo con i personaggi, avvolgendoli sempre più nelle sue spire.
La vita di Guglielmo, che parrebbe destinata inesorabilmente verso il baratro, ha però un improvviso mutamento quando Elena gli comunica che dalla loro brevissima avventura, quattro anni prima, è nata una bambina.
Guglielmo, che già avevamo imparato a vedere con occhi diversi tramite una lunga intervista da lui concessa, non senza perplessità e ritrosie, alla reporter Adele, pare riscuotersi dal suo cupio dissolvi per iniziare a dedicarsi, per quanto possibile, alla, per lui nuova e inaspettata, condizione di padre.
Non possiamo ovviamente rivelare il finale, che è amaro quanto tutto il romanzo, ma che comunque consente di trarre qualche auspicio positivo sulla natura umana.
L’ultima intervista è un romanzo psicologico molto ben strutturato, pur nella sua relativa brevità, e l’autore in poche pagine riesce a scavare nella psicologia di personaggi molto diversi fra loro, dai caratteri intensi e ben delineati, coinvolgendo profondamente il lettore, che prima prova un’istintiva antipatia nei confronti di alcuni dei protagonisti ma che finisce, invece, per essere emotivamente coinvolto dalle loro storie.
Romanzo anche di formazione, o meglio, forse, di trasformazione. I personaggi cambiano, evolvono e maturano, seppur avvinti dalle trame di Cat.
Il finale è amaro, come abbiamo detto, ma anche commovente, e lascia in noi il rimpianto per un’altra vita che avrebbe potuto essere e non è stata.