Mio fratello – Karin Smirnoff



Karin Smirnoff
Mio fratello
Ponte alle Grazie
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Jana Kippo dopo alcuni anni di assenza ritorna a Smalånger, un piccolo paese sperduto della campagna svedese. Vuole raggiungere il gemello Bror che vive in una delle piccole fattorie nella zona periferica della cittadina. La tempesta di neve la coglie di sorpresa e John, un vicino, la accoglie per la notte. Inizia così il viaggio di ritorno di Jana nel mondo da cui era fuggita e iniziano i ricordi dolorosi dell’infanzia. Quando ritroverà il fratello lo vedrà in piena crisi depressiva, vittima dell’alcol e del proprio passato. Cercando di aiutarlo Jana dovrà far luce dentro di sé perché la storia di Bror è inevitabilmente legata alla sua, ai drammi familiari che li hanno visti protagonisti. E mentre cerca di riordinare le tessere della propria esistenza Jana cerca di capire chi e perché possa aver ucciso Maria, l’ex moglie di John, nota in paese per aver avuto numerosi amanti.

La prima osservazione è che non ci troviamo davanti a un testo facile. Le tematiche affrontate pesano come macigni e illuminano tetramente i contorni quasi fiabeschi dell’ambientazione nordica. Nulla è come sembra nel piccolo paese dove si perpetrano violenze e abusi domestici sotto lo sguardo di tutti, mentre tutti fingono di non vedere e non sapere. I due gemelli Kippo e la loro madre sono angariati e brutalizzati dal padre e hanno pace solo quando Bror lo uccide per aiutare la sorella. Le violenze e l’omicidio segnano per sempre la vita dei due ragazzi. Bror finisce in carcere e Jana abbandona la casa. Ma soprattutto non perdona alla madre di aver accettato il comportamento violento del padre. Jana fatica a trovare relazioni durature e a stabilire contatti umani. Si rifugia in John perché frammenti di passato li legano e quel che scoprirà a poco a poco la aiuterà a fare pace con la sua dolorosa esistenza e a riconciliarsi con la figlia avuta quando era ancora una ragazzina e costretta subito ad abbandonare.

Jana ha rimosso molti avvenimenti e il suo ritorno inizia a smuoverli riportandoli a galla spinti dalla marea della memoria. E attraverso il ricordo arriva l’accettazione, la parziale comprensione e un tentativo abbozzato di perdono che si manifesta attraverso il riavvicinamento alla madre da un lato e alla figlia dall’altro. Jana si ritrova davanti due sconosciute con le quali iniziare un nuovo rapporto che la costringe a guardarsi dentro e a capire le motivazioni e i sentimenti degli altri. La sua infanzia era trascorsa nel guardarsi riflessa negli occhi e nel dolore di Bror quando condividevano le piccole gioie e i pesanti soprusi, senza aver tempo e modo di guardare il mondo fuori.

In tutto questo si inserisce la figura enigmatica di Maria. Tutti la conoscevano, tutti ne parlavano. La curiosità di sapere chi era davvero e come sia morta contribuirà a far luce anche sul proprio passato e su storie dimenticate che coinvolgono la sua famiglia da vicino.

Un libro forte che mostra un altro lato dell’amena Svezia.

Cristina Bruno

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