Il monastero delle ombre perdute



Marcello Simoni
Il monastero delle ombre perdute
Einaudi
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Il monastero delle ombre perdute nuovo thriller storico di Marcello Simoni e secondo intrigante e vivace capitolo delle secentesca Saga legata all’inquisizione (il primo di due anni fa è Il marchio dell’inquisitore) è approdato in libreria martedì 27 febbraio. E allora applausi perché si riapre il sipario onde far risalire in scena, in una Roma seicentesca e squisitamente gotica, il nostro giovane inquisitore Girolamo Svampa, domenicano al servizio del Sant’Uffizio ormai diventato quasi un amico, nonostante il suo spigoloso carattere. E a duettare con lui, calpestando il palcoscenico, padre Francesco Capiferro, l’enciclopedico segretario dell’Indice, suo coprotagonista e spalla coi fiocchi poi, naturalmente, arriva per coprirgli le spalle difendendolo a ogni costo dalle lame nemiche, Cagnolo Alfieri, il suo devoto e fedele “bravo”. Naturalmente non mancheranno anche nella nuova storia monsignor Niccolò Ridolfi, maestro del palazzo apostolico e nume protettore di Svampa e ohimè il suo nemico giurato Fra’ Gerolamo da Saluzzo,  anima nera di Monsignor Palombara. Ma ci sono anche delle interessanti new entry in gonnella che serviranno, e non poco, a movimentare la trama. E ora, a proposito di questa, e voilà!  Anche se vado per gradi nell’offrirvi qualche ghiotto assaggio, guardandomi bene dal dire troppo.            Siamo nella Roma del 1625 e dunque in pieno Concilio di Trento, con il Sant’Uffizio arrivato al suo massimo potere impegnato a standardizzare il cristianesimo e, eliminando ogni guizzo paganeggiante del passato, sempre pronto a soffocare il libero pensiero, facendo ricadere il pesante maglio dell’Inquisizione su scrittori e tipografi, disegnatori, attori e compositori.
La giovane Leonora Baroni, che con la famiglia  sta visitando le catacombe di Domitilla e si è lasciata convincere da uno spasimante a lasciare la comitiva per appartarsi, inciampa con terrore  nel cadavere disteso a terra di un uomo e, con altrettanto terrore scorge, alla luce della lanterna, una donna dalla faccia di capra. Leonora Baroni è  figlia di Adriana Basile, famosissima soprano (sia lei che la sorella Margherita  molto “vicine” ai Gonzaga) e nipote del celebre letterato Giambattista Basile (autore di Cunto de li Cunti). Il morto ha sulla spalla un segno misterioso che sembra provocato da un artiglio. Quella brutta storia,  quel delitto che potrebbe essere collegato alla stregoneria, mette in agitazione gli ambienti ecclesiastici, tanto che pochi giorni dopo padre Francesco Capiferro, segretario dell’indice, spinto da monsignor Ridolfi e naturalmente senza farsi mancare la sua amata pipa, raggiunge in carrozza fra’ Girolamo Svampa costretto all’esilio in una piccola diocesi toscana, dopo le avventure di Il monastero delle ombre perdute. Vista la brutta aria che tira nell’ambiente toscano, dove qualcuno ha tentato di uccidere Svampa, Capiferro riuscirà a convincerlo a tornare a Roma per prendere in mano lo spinoso caso. Il morto infatti è Ferrante Cattaneo, un Cavaliere di Santo Stefano sfuggito al massacro di Negroponte e appena sbarcato a Porto di Ripa Grande dalla nave di monsignor Gonzaga, di ritorno dal mar Egeo. Ma, giunti a Roma, prima di poter cominciare a tirare le fila, Capiferro è vittima di un tentativo di avvelenamento, dal quale per fortuna si rimette presto ma il cui bersaglio probabilmente era Svampa. E quindi la faccenda si dimostra subito pericolosa. Un sopralluogo del nostro inquisitore nelle catacombe, lo porterà poco lontano. Indizi, supposizioni, ma?  Per allungare il tiro, Svampa è costretto ad assistere a straordinari concerti vocali, quindi di malavoglia, spinto da Capiferro, ad acconciarsi ad ascoltare la testimonianza di Leonora Baroni, la ragazza che ha trovato il cadavere. La ragazza è ospite di un suo zio, Giovanbattista Basile, scrittore famoso, e nel suo studio, oibò, salta fuori una fiaba che narra proprio di una donna con la faccia di capra. Una coincidenza pesante che parrebbe proprio accusarlo.
Anche stavolta Girolamo Svampa, volente o nolente, con una minacciosa carrozza nera sempre sulle sue tracce, rischia di essere travolto da scontri di potere tra persone troppo influenti e in grado di ostacolare la scoperta della verità e da complotti, orchestrati dai vertici della Chiesa che si sommano a segni diabolici e a sospetti di eresia.  Poi, come se non bastasse, il nostro inquisitore si troverà costretto a far fronte a strani idoli che rimandano ad antiche divinità egizie, ad altre vittime: la morte sembra precedere  di un passo le sue indagini e a trovarsi sempre tra i i piedi donne bellissime, oberate da inquietanti legami e parentele, nemiche o amiche? Cosa vuole Margherita Basile da lui?  Girolamo Svampa ci accompagna nell’accurata e misurata ricostruzione ambientale di una straordinaria Roma barocca, misterioso teatro di alchimie e di minacciosi intrighi ma dietro questo spaventoso delitto sacrificale si dovrà andare a cercare anche la subdola e perversa incognita dell’errore umano.
Il monastero delle ombre perdute è un romanzo profondamente corale, che fa maggiormente risaltare la figura del protagonista: un inquisitore che usa solo la testa, che non crede ai sospetti ma ai fatti, e che lui per primo si mette in gioco per sventare false idee e superstizioni. Un fra’ Girolamo in crescita, più forte, in questo secondo romanzo,  che anche sotto pressione tenta di far a meno del laudano  e che, nella sua motivata missione di vendetta, tenta di sopire i suoi istinti più naturali e più umani.  Ancora una volta,  come per la prima con Svampa per protagonista, una gran bella storia in cui Simoni, si avvale e fa giostrare con disinvoltura  i suoi personaggi fittizi, trasformati dalle sue descrizioni in persone vere, in entità quasi palpabili, con figure di persone realmente vissute e magistralmente ricostruite. Cito ad esempio Niccolò Ridolfi, Francesco Capiferro Maddaleni, la famiglia Basile tutta, Johannus Bollandus o meglio, Jean Bolland, Alfonso Gonzaga… Per  tutti gli altri vi rimando alla colta ed esaustiva nota finale dell’autore. E naturalmente, potete scommetterci, aspetto il seguito a piè fermo. Appuntamento al prossimo capitolo.

 

Patrizia Debicke

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