I delitti di Manfreda, Le indagini di Franco Campo
Un’antologia con cinque racconti gialli con come protagonista Franco Campo, “un giornalista siciliano affetto dalla sindrome del cavaliere”, qualità ingombrante in una certa Sicilia, e a conti fatti un po’ dappertutto, soprattutto se deve confrontarsi con dei criminali.
Campo ha tuttavia due handicap: doversi fare le ossa e guadagnarsi i galloni per acquisire abbastanza peso da imporsi sulla testata, La Voce Provinciale, per la quale ha cominciato a lavorare e il fatto che detta testata, fondata nel dopoguerra, appartenga a suo padre uomo tutto d’un pezzo, con potenti conoscenze in ogni dove, retto ma inflessibile e zero trattamenti di favore verso l’unico figlio. E lui, pieno di giovanile entusiasmo ma costretto a barcamenarsi tra la soggezione paterna e la faciloneria di alcune istituzioni, scrive un po’ di tutto, anche se preferisce occuparsi di cronaca nera e di cultura ma non sogna altro che un vero scoop da prima pagina.
Per lui: cinque misteri da sbrogliare ambientati nella Manfreda, antico nome della Mussomeli letteraria, situata tra il Vallone e l’Alta Valle del Platani che, con il suo paesaggio, annegato nella foschia, domina la copertina. Teatro di delitti ma anche di grandi passioni e sentimenti, nel meraviglioso scenario della Sicilia dei Monti Sicani.
L’aromatorio di Girafi, il primo dei cinque racconti, introduce subito Gero Bonfante e Rubina Mistretta (che non è parente dell’autore). I due coniugi, persone reali, da anni gestiscono “Le aromatiche di Girafi”, piccola azienda agricola a conduzione familiare nel territorio di Mussomeli (CL), nell’area montuosa del cuore dell’entroterra siciliano. Azienda distributrice di un profumato compendio di sapori veri fatti di aromi, pesti e patè , legumi e paste con farine speciali si sono generosamente prestate a fungere da interpreti della storia.
Roberto Mistretta scrive di aver sempre desiderato di scrivere della loro masseria dalla prima volta che aveva riposato all’ombra della secolare quercia prima di calarsi dentro il palmento, il vascone scavato nella roccia viva, “respirando i profumi dell’origano selvatico mentre lo sguardo spaziava tutt’attorno…”.
Nel cuore dell’isola, dunque, a Girafi, sui Monti Sicani, dove l’origano e le erbe profumatissime crescono spontanee, Gero e Rubina dopo aver esaudito il sogno di commercializzare le loro erbe, hanno aperto i cancelli della tenuta anche ai visitatori. Accompagnandoli su sentieri che salgono sino in cima e raggiungono la quercia secolare che svetta a novecento metri sul livello del mare e dove si accamparono gli Alleati dopo lo sbarco in Sicilia nel 10 luglio del 1943.
E una domenica Franco Campo per accontentare Ornella, sua ultima fiamma, recandosi con lei e la zia della ragazza per una visita proprio alle Aromatiche di Girafi, sotto la quercia che dall’alto domina la tenuta baronale, oltre ai cespugli odorosi, troveranno il cadavere di un’anziana donna che i proprietari, Gero e Rubina ben conoscono. La morta giace sotto la quercia avvolta in una bandiera a stelle e strisce, stringendo in mano un vecchio quaderno con la copertina rossa…Il suo ultimo messaggio per il mondo? Quali lontani e misteriosi segreti si celano a Girafi?
Per il secondo racconto, Trappola per topi, dall’alta collina si passa in città, a Mussumeli.
“Quattro topini sono tanti per giocare a fare i fanti”. A caratteri rossi su fondo blu la scritta compeggiava trionfalmente pubblicata nello spazio pubblicitario della prima pagina della La Voce Provinciale, quel martedì grasso, l’ultimo giorno di Carnevale che precedeva il Mercoledì delle Ceneri. Ma a chi mai poteva essere venuta in mente quella insulsa filastrocca per poi farla inserire in gran pompa su una testata di provincia? Salterà fuori che qualcuno, nei mesi precedenti, ha acquistato spazi pubblicitari debitamente distanziati e l’ha fatta pubblicare. Pubblicazione che corrisponderà a una vittima di un incidente. E alla successiva uscita di quella filastrocca ma modificata ci sarà un nuovo incidente. Un giallo particolare ma anche un omaggio alla mitica Agatha Christie e alla sua straordinaria creatività, articolato su ben quattro bersagli di una vendetta provocata da un’unica colpa. Con un ingegnoso e potenziale assassino messo a confronto con un giovane giornalista voglioso di scoop, ma e soprattutto desideroso di fare giustizia.
Già pubblicato sul Giallo Mondadori, questo racconto è stato provocato, dice l’autore, da una filastrocca sullo scandire del tempo (cita infatti anche la torre civica e il suo grande orologio, il Ciccanninu) ma per la parte tecnica, si è avvalso della consulenza, dell’ingegnere Salvatore Sorce.
Il terzo racconto, Il segreto della violoncellista, ci trasporta nel settecentesco palazzo del centro storico di Manfreda, dove la baronessa Donna Isabella Lanza di Tomasi ha organizzato un’esclusiva festa con, come ospite d’onore, la celebre violoncellista Lia Russo.
Tra gli invitati, non potrà e dovrà mancare la fertile penna di Franco Campo ma alla fine della serata il nostro sarà costretto a scrivere ben altro che la critica di uno splendido concerto. Per questo racconto Mistretta scrive di essere in debito per l’ispirazione a Giorgio Lupo e al suo Termini Book Festival, quando nel corso della prima edizione, ci fu la straordinaria esibizione di Adriano Fazio, talentuosissimo maestro di violoncello barocco. Una storia poi strettamente collegato ai palazzi della medievale Mussomeli. Fra tutti i celebri Palazzi La Rizza e Minneci.
Il quarto racconto invece titola: Il manoscritto di Quasimodo.
Nonna Caterina, omonima della bisnonna che da ragazzina giocava con il grande poeta e futuro Premio Nobel lungo le sponde del fiume Platani e con il quale non aveva mai perso i contatti, conserva ancora gelosamente un inedito manoscritto di Salvatore Quasimodo.
Vorrebbe affidare a Franco quel tesoro letterario per farlo pubblicare e conoscere al mondo intero, ma ohimè non riuscirà mai a esaudire il suo desiderio…
Proprio nei pressi del Platani, Totò Mistretta, noto e amato sindaco di Acquaviva Platani, nel 2001 in occasione del centenario della nascita di Salvatore Quasimodo, affidò a Roberto Mistretta il compito di provvedere alla pubblicazione di una raccolta di atti e documenti del convegno, su fatti poco noti della vita del Premio Nobel vissuto da bambino con la famiglia nella stazione ferroviaria di Acquaviva-Casteltermini, dove il padre lavorava. Incarico che gli ha suggerito di scrivere la fascinoso storia sul grande poeta.
Caritas, il quinto racconto si trasforma in una denuncia, riportando una tragica storia grazie a Mario Siracusa e a Saro Nuara. Fu Mario Siracusa infatti a fare visitare a Roberto la miniera allagata di contrada Spina, a due passi dal fiume Platani, circondata da un paesaggio lunare. Un buco scavato nella terra dove un tempo gli uomini si calavano per estrarre il sale.
E fu Saro Nuara a far scendere Mistretta nelle viscere della “pirrera” di Cozzo Disi, una solfarara tra Campofranco e Casteltermini che, in tempi passati ma mai dimenticati, inghiottiva anche i carusi, i bambini, e che il 4 luglio 1916 fu teatro di uno dei più terribili disastri minerari della storia. Un disastro con 89 morti. La “pirrera” di Cozzo Disi fu l’ultima delle zolfare siciliane a essere chiusa nel 1988, a seguito di una legge regionale, ma manutenuta fino al 1992 con la presenza di personale regionale. Due indimenticabili e tangibili testimonianze.
In Caritas, pertanto , la voce contraffatta di un certo “Livellatore” telefona in redazione. Per annunciare una morte che si verificherà puntualmente. Stesso annuncio e stessa conseguenza per ogni tragica e successiva sua chiamata al giornale. Perché il Livellatore ha scelto Franco Campo e la sua penna per commissionare la sua vendetta, sempre accompagnata dalla stessa drammatica e fatale parola: Caritas.
Mistretta ha scelto di ambientare questa Antologia nella sua Mussomeli e nei paesi del circondario, dell’entroterra siciliano che hanno visto nascere grandi letterari e famigerati capimafia.
Ex grandi feudi aristocratici, trasformati dalla riforma agraria in latifondi dove campieri e sovrastanti facevano il bello e cattivo tempo, in paesi con gli arcigni palazzi nobiliari e i loro vicoli pietrosi, dove passeggiamo, “taliati” da occhi saraceni di fascinose ragazze, da dietro “i sirranti”.
Posti pieni di storia, tradizioni, riti, misteri e delitti, bellezze naturali e siti archeologici, dove domina possente il castello manfredonico-chiaramontano eretto su una precedente fortezza araba da Manfredi III di Chiaramonte nel XIV° secolo. Un maniero così speciale da costringere Valerio Evangelisti ad ambientarci Rex Tremendae Maiestatis, decimo romanzo della serie del suo inquisitore domenicano, Nicolas Eymerich.
E Mussumeli, cittadina ricca di palazzi nobiliari, chiese baroccheggianti, tenute agresti, case in pietra e vicoli che raccontano storie. Luoghi quasi irreali ove pare quasi inevitabile ambientarvi delitti e misteri. Il tutto per la penna di Franco Campo nuovo e simpatico protagonista.