Omicidio a Carloforte – Antonio Boggio



Antonio Boggio
Omicidio a Carloforte
Piemme
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Un luogo affascinante, un’isola nell’isola, Carloforte. Una trama avvincente e abbastanza complicata per giustificare oltre 400 pagine. Caratterizzazioni di personaggi tipici del luogo e di una lingua che si intreccia con il genovese. Il romanzo d’esordio di Antonio Boggi, Omicidio a Carloforte, ha tutte le caratteristiche per diventare un best seller. 

 A Carloforte, dove vivono stabilmente 6 mila persone in inverno che diventano il doppio d’estate, in realtà non succede mai nulla di interessante. Fino a che un giorno di fine autunno si scopre che è morto il prete che avrebbe dovuto celebrare la Messa del Patrono a poche ore. 

Inizialmente il medico legale dice che è un incidente, il povero don Antonio Moresco è caduto dalle scale, ma molti non ci credono e soprattutto il commissario Alvise Terranova, da poco rientrato nell’isola dopo tanti anni in continente, ha qualche dubbio sulla dinamica della caduta. Nell’indagine si scoprirà chi era davvero il sacerdote e si conosce l’isola e le caratteristiche della sua storia e dei suoi abitanti. La trama è quella del giallo classico e i personaggi ben descritti sembrano uscire dalle pagine del libro.  Bella la trovata della frase di Oscar Wilde, tratta da “La ballata del carcere di Reading” come suggerimento per la spiegazione del mistero.  Il personaggio di Alvise Terranova, appassionato di jazz e di Tom Waits e delle buone è interessante anche perché capisce quando deve ascoltare il cuore perché “conosce ragioni che la ragione non conosce” e gestire il caso, se è necessario, in modo diplomatico e indolore per tutti. Un nuovo Montalbano in salsa sarda? Chissà…

E sullo sfondo Carloforte, le sue casette colorate, il suo essere tabarkina (lingua mista sarda e genovese), straniera in terra sarda. Un invito ad andare a visitarla. 

Laura Marinaro

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