Risaia crudele



Alessandro Reali
Risaia crudele
Frilli
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Messa da parte per questa volta, la saporosa saga dell’agenzia investigativa Sambuco e Dell’Oro, Alessandro Reali è tornato in libreria per raccontarci, con un’accurata ricostruzione piena di calibrate sfumature su personaggio, fatti e luoghi, la storia dura ma profondamente umana di Risaia crudele. Quei giorni dell’inverno ’45.

Protagonista del suo nuovo romanzo è Lisandro, uomo ricco, arrivato che, richiamato dalla lettera di Carlin, un caro amico in fin di vita, torna dopo più di cinquant’anni dai vigneti della California alle risaie di Casoni Borroni, una frazioncina di Mezzana Bigli, vicino al Po’, al confine tra Pavia e Alessandria, che oggi ormai conta meno di cento abitanti.
Perso nei ricordi, in un continuo, drammatico flash back, il vecchio Lisandro rivive un episodio di guerra di odii, di passioni, con l’amore, la gelosia, la vendetta e la morte che invadono le pagine e le macchiano di sangue. E in un torrido pomeriggio d’agosto, ritrova il suo passato, di umile paesano, tra le tombe del piccolo cimitero di Casoni Borroni. Un passato che torna e lo fa soffrire dipanando i fili della memoria, un passato che gli parla in particolare di Cristina, di don Dalmazio, di Leone, di Santino, tutte persone che la morte si è portata via nei terribili giorni dell’inverno tra il 1944 e il 1945. Giorni di ghiaccio e di neve, che allora lui, Lisandro, poco più che ventenne, testa calda e sanguigno, sopraffatto dai fatti e dalle situazioni, ha affrontato a suo modo, da cane sciolto, da vendicatore ma anche con profonda ingiustizia fino alla tragedia che ha segnato il suo destino.
L’incontro con l’amico morente, si trasformerà quasi in una catarsi liberatoria e porterà Lisandro – figlio di un tempo pieno di lotte e contraddizioni più dell’oggi – a parlare, a confessare, a sfogarsi, a rivivere quel gelido inverno della sua pazza giovinezza e della crudele resa dei conti, sua personale e dell’Italia intera, sconvolta dalla spaventosa e fratricida guerra civile tra fascisti e partigiani.
Non potrà mai sapere che quanto resta del suo irrimediabile passato, è ancora là, poco lontano.

 

Patrizia Debicke

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