Otto detective – Alex Pavesi



Alex Pavesi
Otto detective
Mondadori
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Otto Detective di Alex Pavesi, ovvero il Giallo ha le sue regole.
Un professore di matematica – Grant McAllister – pubblica a sue spese un libro di racconti in cui applica fedelmente le regole base del classico poliziesco. Decide di ritirarsi a vita privata in un’isola della Spagna, ove conduce un’esistenza da eremita, al limite dell’indigenza.
Alcuni anni dopo viene contattato da una casa editrice di nicchia londinese che intende ripubblicare la sua raccolta giovanile: invia a tal fine una brillante editor, Julia Hunt, presso il suo buen retiro spagnolo, con il compito di revisionare il testo.
Ogni racconto diventa l’occasione per una piccola lezione sui principi fondamentali del giallo d’autore, nonché una caccia agli errori intenzionalmente disseminati – non è dato sapere se per gratificare il lettore attento oppure lo scrittore stesso, alla perenne ricerca di un colpo di scena efficace o di un finale imprevedibile.
La narrazione è un lento dipanarsi di indizi che va di pari passo con il disvelamento delle reciproche personalità dei protagonisti, Grant e Julia. I due si fronteggiano in una caccia a scovare discrepanze, dietro cui si nasconde un unico filo conduttore che richiama a sua volta un oscuro delitto accaduto anni prima e passato alla cronaca come “the white murder“. Che rapporto esiste fra lo scrittore e quel truce fatto di cronaca giudiziaria? Perché l’uomo si è nascosto in una sperduta località di mare spagnola? Chi è veramente l’autore del libro?
“Otto detective” è una lettura originale, un giallo nel giallo che racconta l’amore per la scrittura poliziesca. L’idea di un “decalogo del genere” non è nuova, già negli anni ’30 del secolo scorso dissertava sul tema Friedrich Glauser. La struttura a scatole cinesi ricorda – come impostazione – quella di “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” di Stuart Torton, altro titolo che – pubblicato lo scorso anno per Neri Pozza – ha incontrato il favore del pubblico. 
Dalla lettura di “Otto detective”, per quel che mi riguarda, si esce rafforzati nell’idea che vi sia un solo aspetto non preventivabile nelle detective stories e in ogni altra tipologia di lettura: il talento di chi scrive. Se manca questo non c’è formula algebrica che regga e si passa – inevitabilmente – dalla “letteratura” come forma artistica alla “narrativa” quale semplice prodotto di consumo.

Sabrina Colombo

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