Il piede destro di Byron – Alberto Toso Fei



Alberto Toso Fei
Il piede destro di Byron
Marsilio
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Alberto Toso Fei è uno di quei veneziani orgogliosamente innamorati della propria città, tanto da ricercarne misteri e antiche leggende con lo stesso animo iniziatico con cui si tramandano antichi segreti, che la città lagunare sembra aver dimenticato, immersa com’è nel logorio della vetrina turistica. Ed è proprio la lontananza dai turisti che Alessandro Nicoli ricerca, tra un’esplorazione e l’altra con la sua amorosa. E’ un ex giornalista, cui la pensione sta stretta, così come gli stanno stretti alcuni rapporti professionali non proprio amichevoli con dei vecchi colleghi rancorosi e vendicativi. Durante una gita in barca con la sua amata trova un’antica moneta d’oro vicino all’isola abbandonata di San Giacomo in Paludo. Per Nicoli è l’inizio di un incubo: la moneta aprirà le porte a tutta una serie di enigmi, che passeranno da Lord Byron al Cronovisore (la macchina del tempo inventata dal monaco benedettino Padre Pellegrino Ernetti), all’Hypnerotomachia, il romanzo allegorico e iniziatico scritto da Francesco Colonna e stampato a Venezia da Aldo Manuzio.

La storia sembra avere tutte le tinte del giallo, con i cadaveri di una ragazza e di un frate ritrovati sull’isola di San Giacomo in Paludo, ma in realtà si sviluppa su tutto un altro orizzonte. Nel corso del romanzo la ricerca degli assassini sembra essere un interesse secondario, rispetto alla necessità dell’autore di raccontare con piglio saggistico tutti i singoli oggetti della sua impalcatura enigmatica. Attraverso le ricerche di Nicoli, l’autore intende fornire al lettore tutti i dettagli sull’esperienza in Italia del lord romantico inglese, George Gordon Byron, sul quale gravano diversi segreti e molti misteri, tra cui la storica zoppia che aveva afflitto il povero piede destro, amputato e collocato di fianco alla salma al momento della sepoltura. Così vale anche per l’Hypnerotomachia, un libro iniziatico che racconta di un sogno all’interno di un altro sogno, in cui il protagonista, Polifilo, è alle prese con l’amore nei confronti della sua Polia. Si susseguono anche tutta una serie di spiegazioni sul Cronovisore e sulle vicende del suo inventore, così come sul culto di S. Giorgio, erroneamente declassato dall’autore dalla cerchia dei santi paradisiaci. Un mix di romanzo giallo e racconto onirico che sfonda le porte alla rigida classificazione di genere.

Il punto di forza del romanzo è indubbiamente la volontà dell’autore di creare un puzzle misterioso ed enigmatico di elementi tra di loro diversissimi, legati dal carattere iniziatico e poco ortodosso. Certo, per essere un giallo si perde la traccia principale, cioè la ricerca dei colpevoli del duplice assassinio, per lasciare spazio maggiormente all’enunciazione saggistica degli elementi dell’enigma. Un altro punto di forza è, senza dubbio, la caratterizzazione del protagonista, a metà tra il serio e il faceto, puntiglioso nella ricerca giornalistica ma goffo e con un enorme problema nelle relazioni amorose.

Resta in sospeso la vera natura del racconto, perché la cornice del mistero viene riempita da intermezzi di approfondimento il cui punto di vista resta ignaro: a conoscere alla perfezione la storia di S. Giorgio, dell’Hypnerotomachia, del Cronovisore è Nicoli o il narratore esterno? Non sempre il punto di vista è chiaro, così come non è chiaro il nesso che lega tutti gli enigmi tra di loro, O meglio, manca proprio l’elemento del caso, dell’inclinazione incontrollata del corso degli eventi, dato che al lettore non viene data la possibilità di costruire ipotesi investigative alternative, rispetto al semplice affastellamento degli elementi scoperti da Nicoli. 

Se il protagonista è strutturato a tutto tondo e offre anche ampi spazi di ironia e di immedesimazione per il lettore, la stessa rotondezza manca per Marina, la donna amata da Nicoli, sulla quale grava il fantasma di Eliana, che l’ha preceduta, tragicamente, nell’amore del protagonista.

La soluzione del giallo non lascia spazio a molte fantasie per il lettore, già poco coinvolto nella soluzione dell’enigma. Resta la bellezza di una città enigmatica, unica nella storia e nella geografia mondiale, alla quale l’autore, alle prese con il suo primo romanzo di genere, ha dichiarato tutto il suo amore.

Antonio Sabia

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