Pavia sporca estate



Alessandro Reali
Pavia sporca estate
Frilli
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Bollente estate pavese, con il solleone che picchia e fa colare il sudore dalla fronte appena si muove un passo. E Pavia è sempre il teatro della nuova storia dell’ormai stracollaudato duo di investigatori Sambuco e Dell’Oro (la cinquantina avanza e lascia uno strascico di malinconia?) creati da  Alessandro Reali, chimico e scrittore. Stavolta i nostri “eroi” si troveranno tra le mani un nuovo spinoso caso, con un morto di mezzo, da mettere addosso i brividi nonostante l’asfissiante calura. Eh già. Perché chi era veramente il defunto Marco Alibrandi? Si nasconde qualcosa dietro il decesso per annegamento nel Ticino, classificato dagli inquirenti come suicidio dell’abbiente virgulto di una famiglia pavese dell’alta borghesia. Dell’uomo, ex politico di successo, ma da anni tagliato fuori dal giro perché coinvolto nel pesante scandalo di aver ricevuto una tangente da un industriale noto per i suoi intrighi con la ndrangheta? La moglie e l’unico figlio hanno ingoiato supini la disgrazia, ma la sorella Lucia non crede al suicidio. Aveva rivisto il fratello di recente trovandolo, lui per anni schivo e demoralizzato, molto cambiato e su di giri. Non solo, addirittura le aveva confidato di aver intenzione di scrivere un libro denuncia su tutti i fatti sporchi della sua città. Ricca e senza altri legami familiari, la donna ingaggia il nostro duo per andare a fondo nella faccenda. Lucia Aliprandi è una persona molto particolare, forse meglio sarebbe dire stravagante, con trascorsi di lunghi soggiorni per stati di depressione in cliniche, fanatica di pratiche occulte (sostiene di percepire minacce di rischi o peggio di morte dall’aldilà) e con vecchio amicizie con una particolare intellighenzia con la quale condivide i suoi ideali. Sambuco e Dell’Oro pur senza grande convinzione – il primo per una volta, coinvolto in un legame amoroso tormentato e l’altro sempre impegnato nelle sue funamboliche performances erotiche – accettano. Ciò nondimeno, forse perché non credono, neppure loro, ai timori della donna che presume tenebrosi complotti dietro la morte del fratello, all’inizio si muovono lentamente e la loro indagine ristagna. Sì, Sambuco si rivolge per consiglio e aiuto a Felicino Gatti, il vecchio amico ciccione che conosce tutti e sa come mettere ovunque lo zampino in zona e Dell’Oro va a sondare Anguilla, il pescatore che ha ripescato il cadavere dell’annegato. Alla richiesta di lumi di Sambuco. l’ispettore Michele Genziana, loro pilastro alla mobile, non ha grandi segreti da svelare. Genziana  si limita a fare il nome del palazzinaro coinvolto nel passaggio di 100.000 euro di tangente ad Aliprandi. Ma la faccenda, come succede spesso, sa riservare mille trucchi e sorprese che rischiano di portare fuori strada, in un caleidoscopio di indizi in cui è difficile distinguere tra vittime, colpevoli, innocenti o presunti. Cullati dalla musica delle melodie di Paolo Conte e Sergio Endrigo, i nostri investigatori di Borgo Ticino si troveranno così implicati in una indagine che si rivelerà difficile e pericolosa. Scorre il sangue a Pavia mentre tutto ciò che pareva plausibile diventa illogico e viceversa. Scantonando agilmente tra una ricca serie di personaggi, prototipi di una provincia italiana con vizi e virtù, e imprevedibili trame che portano a femmine fatali e a delinquenti comuni, anche stavolta, persino a rischio di se stesso, Sambuco riuscirà a districare la matassa e a venire a capo dell’astrusa situazione. Ancora una volta, al di là delle azioni criminali, ehilà siamo in un giallo che diamine, Alessandro Reali fa tornare il suo parquet di attori a movimentare la scena e ci intrattiene con garbo, avvalendosi di un’atmosfera locale mai scontata e di una copiosa allegoria di personaggi principali e secondari abilmente ricostruiti.

 

Patrizia Debicke

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