Più il paese è piccolo più grandi sono i peccati



Davide Bacchilega
Più il paese è piccolo più grandi sono i peccati
Las Vegas
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A tutti noi, quando si parla di Romagna, vengono in mente spiagge assolate, bionde in bikini,   bagnini abbronzati e un po’ marpioni, o, come dice l’autore, gente simpatica che balla il liscio.
La terra che invece ci presenta Davide Bacchilega nel suo nuovissimo noir Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati, è invece molto diversa; una Romagna d’inverno, nel periodo a cavallo fra Natale e Capodanno, umida e piena di una nebbia spessa che toglie la vista e i sentimenti e crea  incubi mortali.
Popolata, soprattutto, di gente più o meno fuori di testa. Dal cronista di nera Michele “Micky” Zannoni, perennemente “fatto” di Roipnol e in giro sulla sua Punto blu alla ricerca del “pezzo” da mettere in prima pagina, alle tre ex prostitute Didi, Barbara e Giorgia, di cui qualcuna riciclatasi in modo davvero fantasioso, dal tanatoprattore, o imbalsamatore che dir si voglia, Mauro Garavini, sciroccato ma non tanto, innamorato dei suoi silenziosi pazienti e dei quiz televisivi, sempre in compagnia della sua valigia degli strumenti e del borsone con tutto il resto che serve, nonché di uno scaramantico ombrello (si sa mai…), all’ex ruffiano, ora scaltro ricattatore, Ermes Donati, ancora insieme al mitico jack russell Arrigosacchi, alle prese questa volta con una imbarazzante diarrea perenne (l’Arrigosacchi, non l’Ermes…) che si rivelerà determinante ai fini della narrazione.
Detta così, sembrerebbe una trama tutta da ridere, ma attenzione… l’apparenza inganna! Le pagine francamente comiche non mancano (in qualcuna si ride apertamente), ma il libro ha tutte le carte in regola per essere soprattutto un bellissimo giallo/noir, a cominciare dai parecchi crudeli assassinii, dall’ambientazione nel torbido sottobosco di provincia fatto di piccoli e grandi peccatori all’apparenza del tutto rispettabili (più il paese è piccolo…), dal perfetto studio psicologico dei vari personaggi, tutti ugualmente intriganti, per finire con la suspense che non manca mai.
La narrazione procede veloce lungo le circa trecento pagine del romanzo, con capitoli brevi e tra l’altro legati fra loro da un piccolo espediente letterario, e si giunge, purtroppo in un attimo, alla sorpresa finale, che sconvolge in modo anche drammatico tutte le teorie che ci eravamo fatti nel corso  della lettura (l’apparenza inganna…).
Molto divertente, molto intrigante, un po’ pulp, a volte commovente e drammatico. In una parola: godibilissimo.

Gian Luca Antonio Lamborizio

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