Il castello delle congiure – Davide Cossu



Davide Cossu
Il castello delle congiure
Newton Compton
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Nel 1442 il celebre inventore della prospettiva Leon Battista Alberti si reca a Ferrara in qualità di giudice di un concorso per la realizzazione di un cavallo equestre in onore di Niccolò III d’Este. Ma il destino che lo scrittore Davide Cossu, già autore del fortunato “Il quinto sigillo”, ha stabilito per lui lo pone, invece, nei panni di detective per indagare su una misteriosa fuga e, poi, su un omicidio. Il suo karma narrativo, attivato dal marchese Leonello d’Este, lo catapulta, pertanto, dall’attività architettonica direttamente nelle viscere di Ferrara, dove si ordiscono complotti e dove la religione è un crogiuolo di contrasti tra diverse fedi, prima ancora che illusione di beatitudine eterna. 

Il cuore de Il castello delle congiure di Davide Cossu, edito da Newton Compton Editori, è rappresentato dalla decisione della giovane Laura Pendaglia, erede del cittadino più ricco di Ferrara e promessa sposa di Folco Benacossi, di rinunciare alle nozze e di rifugiarsi in convento per farsi monaca. Una fuga sorprendente su cui va fatta chiarezza. E mentre Leon Battista cerca di orientarsi tra giochi di potere e trame ordite dalle famiglie dei mancati sposi, il giovane Folco muore in circostanze che rimandano alle pagine dei romanzi d’amor cortese. 

Leon Battista è affiancato anche in questo giallo storico dal fedele Tommaso Parentucelli da Sarzana, segretario del cardinale Albergati dal sorriso lupino, e dall’avventuriero veneziano Niccolò de Conti. I tre gentiluomini costituiscono una variante dell’investigatore e dell’assistente, dal momento che il potenziale ‘Watson’ in questo caso si sdoppia in una versione più fisica costituita da Niccolò e da una più spirituale rappresentata da Tommaso. Due risorse investigative in grado di rendere assai dinamica la trama e di supportare Leon Battista con una ragguardevole dose di raziocinio, scaltrezza e spiritualità. 

Uno degli aspetti più avvincenti del romanzo e la sfida che l’autore pone al lettore sin da subito è correlare il drammatico prologo, che prelude a una storia d’amore proibita in stile Tristano e Isotta, alla macro-trama nera nel peculiare contesto politico di una Ferrara in cui “si vive per i sensi e, attraverso i sensi, si insegna a vivere”. 

Un brillante Leon Battista Alberti, che lo stesso Davide Cossu, a Chronicae a Piove di Sacco, ha detto di aver scelto anche perché ha vissuto un rapporto tormentato con la famiglia e con Firenze, viene coinvolto in maniera sempre più intima nelle vicende su cui indaga. Lo dimostra la relazione con l’audace e affascinante Margherita, nel contesto di un intrico di trame che hanno come protagonisti gli Este. Chi avrà ordito complotti e omicidi? Cosa correla il prologo, che si svolge nell’Anno Domini 1425, con le congiure del 1442? 

Lo scrittore di origini sarde, vincitore del Premio Selezione Bancarella 2023, dosa sia scrittura adrenalica, ad esempio nella scena di un conturbante quanto cinematografico torneo, sia toccanti moti dell’animo. Come nel prologo dove “la signora si diresse verso il muro corroso dall’umidità. Batté il palmo della mano sulla parete e attese la risposta. Due tocchi vennero dalla cella accanto. Lei, con un sorriso, appoggiò la guancia sulla parete e cominciò a ribattere con insistenza…”. Con questo pathos prende il via un vivace giallo storico e di sentimenti che non teme la malinconia. Al lettore il piacere di una nuova sfida all’ultimo indizio tenendo presente che a Ferrara domina il marchese Leonello d’Este che ha fatto sua la massima “è difficile scuoiare un gatto e lasciargli il pelo”. 

Monica Sommacampagna

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