Abbiamo incontrato Enrico Pandiani, attualmente in libreria con Polvere (DeaPlaneta), al Salone del Libro di Torino.
Ciao Enrico e grazie per il tuo tempo.
La Torino protagonista del tuo romanzo, è una città periferica, quasi un dormitorio di gente che va e viene, immersa nella routine quotidiana, ma è anche una periferia in cui diventa facile nascondersi o essere lasciati in pace. Con che occhi hai guardato Torino, che è la città in cui vivi?
Credo che la periferia, per questo romanzo, fosse necessaria. I personaggi stessi del romanzo, che ci vivono, sono vinti, schiacciati. Sono persone cui la vita ha remato contro, per questo credo che il posto ideale per sviluppare la storia fosse la periferia. Non solo. Si parla tanto di periferie, quando ci sono le elezioni tutti promettono miglioramenti, ma poi non accade nulla. Nessuno dal centro delle città va a visitare la periferia se non per obbligo, e anche io ci sono capitato per caso e le periferie di Torino mi hanno affascinato, mi hanno colpito e ci ho visto delle possibilità che basterebbe poco per rendere reali, per creare questo legame con il centro perché sia più vivibile, più umana. La mia idea era iniziare un discorso sulle periferie, con questi romanzi farò un mio discorso sulle periferie, questo è stato il primo. La storia si svolge nelle tre grandi periferie di Torino che sono le Vallette, Barriera di Milano e Mirafiori, la grande periferia industriale della città.
Con Polvere, hai lasciato Mordenti, che è un commissario, con un ruolo istituzionale, per dedicarti a Clostermann che potremmo definire un uomo qualunque. Uno che sembra aver chiuso i rapporti con la vita, si trascina durante le giornate con i suoi cocktails, ma di fatto non affronta più niente, non intraprende più nulla. Chi è Pietro Clostermann?
Clostermann è un uomo che non ha saputo contrastare una grande delusione, una grande ingiustizia secondo lui, e vittima di questa ingiustizia si è chiuso in casa con il suo gatto a prendere la polvere. La polvere, quella del titolo, è un elemento, che posandosi si inspessisce e pian piano cancella qualsiasi tipo di disegno, toglie ogni tipo di forma e lui vuole proprio questo, che la sua figura diventi una superficie grigia senza nessun tipo di velleità ed è ciò che sta facendo da due anni. Una mattina suona il campanello: una donna anziana, che lui trova fastidiosa, gli chiederà di trovare l’assassino di sua figlia. Questa è una cosa che non ha mai fatto, lui è l’antitesi dell’investigatore, ma sarà trascinato in questo gioco anche dall’incontro con una donna che forse sarà il motore principale della sua rinascita contro la sua volontà. All’inizio si muoverà per inerzia, uscito di casa dovrà andare avanti, lei lo spingerà a trovare una nuova dimensione.
I fatti di cronaca che racconti in Polvere, sono fatti con cui facciamo i conti molto spesso. Forse sono un sottofondo più frequente delle grandi città. Che tipo di ricerche hai fatto per scrivere Polvere?
L’argomento della tratta delle nere per la prostituzione, l’ho sempre visto e mi ha sempre provocato una rabbia feroce. Quando fai quelle stradine di campagna fuori Torino vedi queste donne nere, sedute su delle seggioline in mezzo ai rifiuti e mi hanno sempre scatenato una tristezza infinita. Mi hanno fatto venire la voglia di raccontare cosa c’è dietro. Ho parlato con molte persone e letto articoli, mi sono fatto un’idea abbastanza precisa del background di questo commercio. Forse in alcuni punti del mio romanzo ho anche esagerato la situazione, ma credo che nella realtà tutto ciò sia molto peggio di come l’ho raccontato io. È un aspetto a cui nessuno pensa mai ma sono incontri tutt’altro che sporadici, sui tram o sui treni incontriamo sempre queste ragazze che si spostano per andare a fare quel lavoro orrendo: costrette, minacciate e dipendenti da debiti che non potranno mai estinguere.
Da scrittore di libri noir, che cosa ti attrae di questo genere?
Fondamentalmente il fatto che una storia nella quale ci sia una componente di noir ti da la possibilità di raccontare storie di personaggi più complessi che ti potrebbe dare la vita normale. La mia idea è che grandi dolori, sofferenze, delusioni sono le storie veramente interessanti. Il noir, in alcuni casi, ti permette di andare a scavare la parte più nascosta della società, quella di cui si parla di meno. Anche se oggi la vita stessa è un noir, di fatto racconto cose che viviamo tutti i giorni.
Le donne protagoniste di Polvere sono, da un lato grandi vittime della brutalità e della violenza maschile, sicuramente lo è Silvia e lo sono le donne vittime della tratta, ma allo stesso modo racconti di donne cattive, che commettono gli stessi atti violenti degli uomini. Che messaggio hai voluto lasciare al lettore?
Il messaggio che esce sempre dai miei romanzi è che le donne hanno una marcia in più. Sono personaggi sfaccettati, a volte anche ambigui, anche contro la propria categoria, penso alle donne che si vendono al maschilismo per qualcosa di personale, per un miglioramento del proprio ruolo. È un argomento che mi ha sempre interessato. Per contro la donna è un personaggio, per uno scrittore che abbia voglia di fare personaggi reali, che ha bisogno di uno sforzo maggiore. Da uomo, devo cercare di capire una donna, immedesimarmi in lei, è un esercizio interessante, e anche fra le donne ci sono gli esempi negativi che sarebbe inutile ignorare.
Qual è il personaggio che ti ha sorpreso di più durante la stesura di Polvere?
Sicuramente Tundra, la protagonista. Mi è rimasta dentro tantissimo. È una donna che nonostante tutto ciò che le è accaduto, nonostante se lo sia voluto, reagisce. È lei che, con il suo essere più intelligente e ironica, trascina Pietro Clostermann da un certo punto in avanti. È un personaggio femminile, diverso, ma che ricorre spesso nei miei romanzi.
La serie Les Italiens, con cui hai esordito e che ti ha dato il giusto successo, diventerà presto una serie televisiva internazionale, hai qualche anticipazione per noi?
L’unica cosa che so è che lo sceneggiatore sta scrivendo le prime dieci puntate della serie. Non si sa se riusciranno a girare prima della fine dell’anno oppure bisognerà attendere il 2019. Io sono qui che fremo come, immagino, anche i miei editori. Tuttavia sto finendo il nuovo romanzo con Mordenti protagonista che credo uscirà nel 2019. Una bella storia più hardboiled delle altre, in cui c’è molta ironia e per la quale mi sto divertendo molto a scriverlo.
Qui la nostra recensione a Polvere
MilanoNera ringrazia Enrico Pandiani per la disponibilità