Debito di coscienza – Jacopo Epifani



Jacopo Epifani
Debito di coscienza

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Il poliziesco è un genere difficile, che richiede una certa competenza, pena la perdita di credibilità. Un’indagine serrata dall’ambientazione tutta italiana, alla Giorgio Scerbanenco, deve avere un bilanciamento perfetto di ritmo, indizi disseminati e caratterizzazione dei personaggi. E riesce a pochi.

Ecco quindi che quando si ha la fortuna di incappare in un autore dotato, quale Jacopo Epifani, consigliarne la lettura diventa un’urgenza.

Debito di coscienza è risultato finalista tra i romanzi inediti al prestigioso Garfagnana in Giallo 2022, ed è stato pubblicato nel giugno 2023 da Morellini Editore, nella collana Varianti diretta da Sara Rattaro e Mauro Morellini. Con un’illuminante prefazione di Giuseppe Paternò Raddusa, che si sofferma sul concetto di quanto sia difficile, oggi, scrivere con del carattere.

Jacopo Epifani crea un’ambientazione di fantasia chiamata Roccaditria, località della Puglia. E qui fa muovere i suoi personaggi, attorno al mistero di una sparizione. Il settantenne Vincenzo Serio, dalla reputazione ormai sfumata, vedovo e pateticamente infatuato di una giovane domestica, nonché serrato fatalmente nella morsa degli strozzini, scompare nel nulla. Sulla sua sorte si fanno mille congetture, che in principio non trovano riscontro. A indagare sul caso sono chiamati il pubblico ministero Calò, il maresciallo Volpe e la vicebrigadiere D’Atena, che non solo dovranno districarsi tra cittadini reticenti e malavita, ma anche confrontarsi con una famiglia dello scomparso davvero sui generis.

A fare da sfondo c’è la campagna pugliese, con la bruma di novembre. Coi suoi boschetti intricati di rovi, i muretti tirati a secco. Un paesaggio protagonista alla stessa stregua, che contribuisce a imprimere al racconto un’aura suggestiva. 

Al di là dell’intreccio, molto ben congegnato, dove alla fine tutti i tasselli combaciano e non lasciano insoddisfatte zone d’ombra, esilaranti sono i dialoghi. I protagonisti che agiscono in sinergia, eppure anche orgogliosamente responsabili della loro sfera di competenza. Per generalizzare, la risoluzione diventa una questione di coscienza.

Su tutti, spicca un personaggio secondario ma indelebile. Un medico legale donna, petulante fino all’inverosimile soprannominato Mendel, come il noto biologo. Abituati a narrazioni dove il patologo, per sdrammatizzare il suo ruolo, è chiamato a fare battute a raffica, questa rappresentazione si rivela originale. Che la dottoressa sia quindi di una meticolosità estenuante, tanto da rasentare la caduta in uno stato comatoso dei suoi interlocutori, riporta paradossalmente la morte sul suo binario serioso.

Altro valore aggiunto del romanzo è la conclusione. L’appassionato di gialli desidera ardentemente cimentarsi e auspica che nelle pagine vengano disseminati indizi sufficienti a comprendere l’identità dell’assassino, prima di vedere scritta la parola fine. Ma al tempo stesso, l’intenditore aborre la banalità.

E Debito di coscienza ne è il giusto esempio. L’autore offre gli elementi per capire, ma lo fa con maestria. Un po’ alla Felisatti e Pittorru, parlando con genuina nostalgia. 

Jacopo Epifani è un avvocato penalista pugliese di stanza a Milano e conosce le procedure. Nero su bianco sfilano personaggi schiavi dei loro vizi, vittime della circostanze e della vita stessa. Il tutto con estrema credibilità, una dote importantissima per chi racconta storie, avente il potere di coinvolgere e divertire un pubblico sempre più esigente.

La qualità paga e questo romanzo merita di essere letto.

Cristina Biolcati

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