Tutta la vita davanti – Anna Maria Castoldi e Miriam Donati




Tutta la vita davanti
Scatole Parlanti
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In libreria da qualche mese, Tutta la vita davanti (Edizioni Scatole parlanti, collana Voci) è il terzo volume della serie della sciura Marpol, ma si discosta dai precedenti per temi e ambientazione, pur potendo tranquillamente esserne considerato, con un termine per me bruttissimo ma ultimamente assai utilizzato, il prequel. Il romanzo è ambientato infatti nella metà degli anni ’60, e Onorina, anche qui protagonista, vi appare, appena ventenne, “anche” per rivelare il proprio talento investigativo nelle vicende quotidiane; contribuirà infatti a fare luce su alcuni misteri che coinvolgono pure, in qualche modo, la sua famiglia. La vicenda si svolge tra Maranese, il paese immaginario alla periferia nord di Milano che i lettori hanno già imparato a conoscere, e il quartiere milanese della Bovisa, dove la protagonista lavora come neoassunta nella sartoria della Scala, trovando pure il tempo per frequentare un corso di contabilità. Divisa tra paese e città, sogni e realtà, ma soprattutto tra due uomini, molto diversi fra loro, indagherà sulla morte di Paola, una giovane donna, già moglie e madre, che stava tentando di coronare le proprie legittime ambizioni in un contesto sociale difficile e ancora ostile all’integrazione femminile nel mondo del lavoro. Onorina è molto coinvolta emotivamente dalle vicende e scopre via via una se stessa diversa da quella che si aspettano familiari e amici: persino il nome le andrà stretto. La collaborazione con la polizia le permetterà finalmente di capire chi vuole diventare; Onorina, anzi, Nora ha tutta la vita davanti e intende viverla a modo suo.

La coppia di autrici, Anna Maria Castoldi e Miriam Donati, non ha certo necessità di presentazione. Esordienti alcuni anni fa con Delitti nell’orto, in cui la Sciura Marpol fa il suo memorabile esordio, hanno proseguito la loro strada con altre pubblicazioni, fra cui Fughe e ritorni – La sciura Marpol indaga ancora, finalista al premio “Garfagnana in Giallo Barga Noir”, nuovamente con protagonista una Onorina leggermente invecchiata ma ancora arzilla e intenzionata a risolvere qualche altro intricato mistero.

Abbiamo detto che il romanzo si discosta leggermente dai precedenti; pur potendosi considerare a tutti gli effetti “anche” un giallo, di cui possiede appieno gli ingredienti, si può infatti, e forse meglio, considerare un romanzo di formazione. Nora è qui seguita, direi con empatico affetto, verso la propria presa di coscienza come donna e come lavoratrice, in un ambiente e in un’epoca (i primi Anni ’60, appunto) sicuramente ancora poco propensi alla piena emancipazione femminile. Si troverà infatti ben presto a scontrarsi con i pregiudizi e la scarsa apertura mentale di chi la circonda, e non per nulla si butterà anima e corpo nella risoluzione del mistero che circonda la morte di Paola, intenzionata, ovviamente, ad assicurare il colpevole alla giustizia, ma soprattutto a rendere giustizia alla memoria di una giovane donna, vittima di un assassino ma anche dei malevoli giudizi dei benpensanti.

Molto ben scritto, intrigante come di consueto, e soprattutto pervaso da una sottile vena di nostalgia verso età e tempi che i nostri genitori hanno attraversato, in cui con molta fatica ponevano le basi per tutto quello che più avanti avrebbero voluto, o potuto, essere. Una gradita conferma!

Gian Luca Lamborizio

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