Sangue caldo – Un-Su Kim



Un-Su Kim
Sangue caldo
HarperCollins Italia
Compralo su Compralo su Amazon

Un nuovo capitolo dell’opera del coreano Un-Su Kim giunge a noi, dopo il buon successo de “I cospiratori”. Non ne costituisce una prosecuzione ma ci sono taluni elementi fondanti della narrazione che fortunatamente permangono, insomma l’impronta dell’autore si vede e rimane bene impressa. Essa esprime i suoi connotati essenziali con la fluidità e la dinamicità della trama, esuberante di colpi di scena e intelligentemente realizzata, e poi con quella malinconica osservazione introspettiva, tipica della visione orientale della vita, svolta a più riprese dal protagonista del romanzo (Huisu), che preferisce il mare d’inverno a quello appiccicoso e brulicante di turisti dei mesi estivi. Inoltre, non da meno, valga la pena di un plauso per la traduzione attenta e puntuale, che rispetta il ritmo del testo in lingua originale.

Romanzo ambientato nell’anno 1993, sede principale di svolgimento dei fatti è Guam, un quartiere balneare di Busan, in cui un quarantenne Huisu ci viene presentato come braccio destro di uno dei capi delle varie organizzazioni criminali, Zio Sohn, nonchè come gestore dell’Hotel Mallijang. Da questo albergo, sede di molti traffici e affari illeciti in cui lui vive, si dipanano tutte le avventure di Huisu, parte tutto da qui…e qui poi ritorna. Huisu ritrova a riflettere facendo il bilancio della sua vita tra attività illecite, carcere e uccisioni: vive da solo in una stanza squallida, indebitato e la sua quotidianità è costellata da notti al casinò. A perdere.

Per Huisu un’infanzia difficile e senza genitori trascorsa in un istituto insieme a molti altri giovani, abbandonati dalle famiglie e soli al mondo, in condizioni di estrema difficoltà: questo luogo diviene l’unica famiglia per lui come per tutti gli altri, sede delle prime esperienze e dei primi affacci alla vita dei grandi. 

Come comprensibile le cicatrici e i ricordi non sbiadiscono ma costituiscono il patrimonio affettivo e valoriale, nel bene e nel male, di Huisu e sono un punto di ritorno irrinunciabile. Le uniche amicizie solide, durature e autentiche vengono da quei tempi, dal periodo in istituto. E anche l’unico affetto, ma si può cacciare la ritrosia e chiamarlo amore, viene da quegli anni. 

Mi è capitata la casualità di leggere questo bel romanzo proprio nei giorni seguenti alla cattura del boss Messina Denaro. Ciò mi ha riportato alla mente un inevitabile parallelismo e sovrapponibilità con la realtà nostrana delle organizzazioni criminali, sia per quanto avviene nel modo reale sia per quanto nella realtà romanzata, che conduce a considerare come il male ad ogni latitudine sia un fattore vivo in grado di permeare le nostre società soffocando le attività economiche (ma direi umane) e lo sviluppo sano e regolare del vivere civile.

Dallo sfruttamento della prostituzione ai ristoranti, ai bar e ai locali notturni, dallo spaccio di droga al controllo dei porti, dalla corruzione dei funzionari pubblici al racket. Non manca nulla, è un concentrato di malaffare. 

Sappiamo che è un romanzo ma, tristemente, siamo consapevoli che sovente la realtà sia capace di sorpassare l’invenzione letteraria.

Siamo in Corea del Sud ma potremmo essere in America, in Europa e ovunque la società criminale invada ed eroda pericolosamente la società democratica e civile.

Il ritmo del romanzo è serrato e ricco di particolari, le scene mutano rapidamente come le alleanze e i posizionamenti dei protagonisti. 

Litri di alcool trangugiati, ettolitri di soju e tonnellate di noodle, ma anche di ottimo pesce fresco servito alla coreana.

Ci sono tante notti insonni e molta vita vissuta al chiarore della luna. Notti che servono per respirare e per riflettere e non sempre vengono sprecate solo per ingollarsi di alcool.

Scopriremo che il bandito Huisu ha il sangue caldo ma, scavando, non potremo non scorgere come il suo spessore umano, la sua maturazione, lo conduca a raffreddare il suo sangue e a comprendere la necessità di farsi concavi e convessi per sopravvivere a quel mondo. 

E’ proprio il percorso interiore del protagonista, mai solo ma continuamente accompagnato da efferati delitti e crudeli uccisioni, il tratto che mi piace porre in evidenza poichè Huisu è molto più che un semplice criminale: sa essere un uomo, un essere umano, ha consapevolezza di sè, sa amare ed essere generoso e offrire buoni consigli ai giovani. 

Mi piace credere che venga prima l’uomo del malvivente, che ci sia un’anima o comunque un’interiorità in grado prima o poi di far compiere una virata agli atteggiamenti più brutali. Mi piace questo Un-Su Kim che sa porre in evidenza questa introspettività, spesso velata, in qualche modo arricchita, da una spessa coltre di malinconia.

Voglio veracemente consigliare la scoperta e la lettura di questo autore !  

Pier Livrieri

Potrebbero interessarti anche...