Più un racconto lungo che un vero e proprio romanzo, l’ultimo Jo Nesbo piace ma non entusiasma. Sarà che l’assenza di Harry Hole si fa sentire. E ci mancherebbe, valutato che si tratta del poliziotto più famoso di tutta la Scandinavia. “Sole di mezzanotte” si legge tutto d’un fiato, più che altro perché sono 200 pagine mal contate che scorrono senza intoppi e dove domina una certa lentezza sonnacchiosa (non sempre un limite). Strano per un noir di Nesbo, no? Di solito la velocità è dalla sua.
“Sole di mezzanotte” (titolo e copertina azzeccati) è la storia di Ulf, criminale dal cuore buono braccato dai sicari di un Signore della droga – l’abbiamo già incontrato nel precedente “Sangue e neve” – cui ha rubato soldi (seppur per un nobile scopo). Teatro della vicenda, uno sperduto paesino nell’estremo nord della Finlandia dove il fuggitivo trova momentaneo rifugio. Lì incontra una donna, il figlio di lei ed una renna. Come al solito la nostra trama finisce qui. Il pezzo forte del romanzo, il colpo di genio che vale il prezzo di copertina, è l’escamotage che consentirà a Ulf di evitare la cattura. Due o tre pagine che ci rinfrescano la memoria, se mai ce ne fosse bisogno: ecco perché Nesbo è uno dei migliori noiristi dei giorni nostri. Se fosse una canzone “Sole di mezzanotte” suonerebbe come “Mr. Jones” dei Counting Crows. Anzi, no. Come tutto il cd che la contiene, “August and Eveything After” (da comprare, se non lo possedete). Bene fa Nesbo a mettere ogni tanto Hole a riposo. Certo è che i suoi romanzi ci piacciono di più. Voto a quest’ultimo: 7-.
Sole di mezzanotte
Alessandro Garavaldi