Casanova



Matteo Strukul
Casanova
Mondadori
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Casanova. La sonata dei cuori infranti 
Venezia, luglio 1755. Giacomo Casanova è tornato in città, dopo un lungo soggiorno parigino con puntate a Dresda e a Vienna. A seguito del disastroso esito della Seconda guerra di Morea (Peloponneso), conclusasi 27 anni prima con l’infelice sottoscrizione dei patti nella città di Passarowitz con i turchi e la definitiva perdita della penisola, principale possesso veneto in terra greca , l’arco dei commerci della Serenissima si è sensibilmente ridotto, cosa che ha alleggerito le casse della Repubblica, impoverendola. Lo scenario politico internazionale è in minacciosa transizione, si preannunciano venti di guerra tra l’Austria e la Prussia, forieri di delicate alleanze. Nel frattempo, a Venezia, con il doge Francesco Loredan che versa in pessime condizioni di salute, con il governo corrotto e dilaniato dai perenni scontri tra i Dieci che, in precario equilibrio e prossimo al collasso, si barcamena e mostra le sue crepe, la situazione rischia di degenerare nel caos da un giorno all’altro. In questo difficile contesto interno e internazionale, l’inquisitore Pietro Garzoni trama segretamente , con il preciso intento di guadagnarsi il consenso dei membri del Consiglio e arrivare così a mettere sul tavolo la sua successione al dogato. Il suo contorto piano prevede di coinvolgere Giacomo Casanova, ancora pupillo di rappresentanti di vecchie famiglie che contano, in qualcosa di infamante che gli valga la condanna a vita nei Piombi, o meglio a morte, e per far questo, gioca sporco, ordina al suo orrendo servitore e anima nera Zago, che tortura, ricatta e uccide senza pietà, di rintracciare il seduttore spadaccino e non mollarlo. E lui, Casanova, con la consueta spavalderia, gli regala la sua posizione, perché entra in scena prendendo parte a una rissa alla Cantina do Mori, la più antica osteria della laguna, per difendere una bella straniera, Gretchen Fassnauer. Ma le armi usate, una forchetta e una brocca che gli consentiranno di sbaragliare gli avversari, non permettono all’anima nera di Garzoni di incriminarlo e farlo arrestare dalle guardie del sestiere. La bella straniera è arrivata all’osteria per consegnargli un messaggio personale: la contessa Margarethe von Steinberg vorrebbe incontrarlo nel suo palazzo. Casanova accetta e va. Margarethe von Steinberg, austriaca bionda, bella e severa, ma anche per questo straordinariamente seducente, fissa l’avventuriero con sguardo di fuoco. La signora vuole sfidarlo con un’insolita scommessa: se riuscirà a sedurre Francesca Erizzo, capelli rossi, pelle nivea, occhi conturbanti e bella da morire , figlia di un uomo ricco e nobile, allora lei sarà sua. Casanova, forte del suo impareggiabile fascino e della sua crudele sfrenatezza, non ci pensa due volte e accetta, incurante delle conseguenze. Il suo inarrestabile narcisismo, il suo bisogno di stupire a ogni costo, forse per riscattare la sua nascita non nobile, anzi di bastardo, (era figlio di Marco Grimani) lo spingono ad affrontare anche quella stravagante sfida. Giacomo Casanova ha l’animo del giocatore, l’azzardo è il sale della sua vita. Ma cosa si cela dietro quel suasivo ma pericoloso patto che mira a trasformarlo in una pedina di un gioco più grande di lui? Un inganno o molto peggio? L’invito a uno splendido ballo, organizzato da Caterina Contarini dal Zaffo, sarà l’occasione per presentarsi come spericolato funambolo attraversando in equilibrio su una fune , tesa tra due tetti, il giardino sotto lo sguardo sbalordito degli invitati e fare subito colpo sul cuore e nello spirito della sua preda. Questa sua spettacolare performance tuttavia provocherà l’avvio di una serie di rocambolesche avventure che lo costringeranno ad affrontare in duello all’ultimo sangue (proibitissimo a Venezia e motivo di condanna), l’impetuoso promesso della ragazza. E purtroppo a uccidere, solo a causa del furore dell’avversario. Il guaio più serio e inatteso però è tutt’altro: la preda che doveva conquistare è tale, che riesce a sedurre il predatore. Casanova infatti, stavolta sembra proprio innamorato. Malauguratamente per lui le macchinazioni dell’inquisitore Garzoni, avranno successo e Giacomo, tradito, ingannato e catturato, verrà condannato al carcere a vita nei Piombi, mentre Francesca finirà sigillata in un convento. Nei lunghi mesi passati nella solitudine nella prigione, Casanova scoprirà che tutta la trappola è stata progettata da Margarethe von Steinberg (emissaria di Maria Teresa d’Austria) d’accordo con Garzoni per toglierlo di mezzo ma soprattutto per porre in difficoltà i suoi sostenitori nel Sovrano Consiglio. Ma il vento sta per cambiare, la Repubblica non ha dimenticato il suo figlio ribelle. Casanova, evaso fortunosamente un anno dopo, il primo di novembre , si metterà sulle tracce della contessa austriaca e, fra spericolate fughe con inseguimenti, seguite da mortali imboscate, duelli fatali, riuscirà a rintracciarla a Bolzano. Ma non è finita, e nel loro ultimo incontro scoprirà di essere stato solo una pedina nel gioco di equilibri fra Venezia e l’Impero Austriaco. Et voilà! I bersagli mutano, la ruota gira e anche lui si troverà ad accettare per la Repubblica una missione della massima segretezza per appianare i rapporti con l’Impero austriaco. Fra canali bagnati dal calore estivo o offuscati dalla bruma autunnale, Strukul, lanciandosi in stupefacenti descrizioni della laguna dei campielli con sia in estate come in inverno, riesce a coinvolgere ed emozionare il lettore. E infine, non pago, gioca sapientemente mischiando i colori, i profumi, gli afrori e le coinvolgenti immagini di palazzi patrizi di eccezionale bellezza per presentarci a tutto tondo un aspetto particolare di una Venezia settecentesca decadente e disumana. Stavolta sceglie quanto gli serve per interpretare la storia a modo suo e inventare un intrigante feuilleton d’avventura, e approfitta a man bassa delle amorose trame del romanzo libertino. Ma la sua bella “fantaricostruzione” storica è arricchita da una colta ambientazione, con l’ausilio di tanti personaggi dell’epoca, da Giambattista Tiepolo a Carlo Goldoni ( perfetta la sua Locandiera nel Teatro di San Luca), da Federico di Prussia a Maria Teresa d’Austria, che ci regalano, attualizzandolo, lo spirito e il pensiero di quei tempi. Insomma diciamo un “virtuoso”minuetto veneziano, arricchito dai tratti e i ricchi e opulenti colori di Giambattista Tiepolo con, per eccezionale sottofondo musicale, la prima sonata per clavicembalo di Domenico Scarlatti. Maschere che coprono il volto, alchimia, funambolismo per stupire, erotismo, amore e avventura, tutti piccanti ingredienti che fanno saporito il piatto. Appuntamento a presto, al prossimo capitolo.
La storia narrata da Casanova stesso dice che, essendosi inevitabilmente fatto dei nemici in città, la notte dal 25 al 26 luglio 1755, fu arrestato e rinchiuso nei Piombi. L’accusa ufficiale era di aver diffuso dei versi antireligiosi, ma le vere ragioni vanno cercate nelle “riferte” del confidente dell’inquisizione G. B. Manuzzi, in cui Casanova vi è descritto come un corruttore, un imbroglione, un miscredente e, in particolare, gli veniva imputato di aver mandato in rovina il senatore Bragadin. Della sua permanenza e della sua rocambolesca fuga dai Piombi attraverso i tetti, dopo quindici mesi di reclusione, Casanova ha lasciato un dettagliato resoconto nella Histoire de ma fuite (Lipsia 1788), che ha largamente contribuito a esaltare la leggenda dell’avventuriero.

Patrizia Debicke

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